Tra patti e impasse di Dino Martirano.

Domani parte il secondo giro di consultazioni al Quirinale. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha programmato altri due giorni di incontri (giovedì e venerdì) con i partiti e le alte cariche dello Stato per cercare una sintesi sulla formazione del governo (dopo il nulla di fatto della settimana scorsa, ndr.). E stavolta il centrodestra torna al Colle con una delegazione unica, e questa è la novità, ma vacilla anche l’originaria posizione monolitica del Pd («Mai con il M5S») ora che il ministro Dario Franceschini ha detto che «serve una nuova fase perché assistere non basta». Il capo politico del M5S, Luigi Di Maio – che per ora evita di incontrare il leader della lega Matteo Salvini – parla di «passi in avanti»: «I partiti hanno bisogno di un po’ di tempo… sia nel Pd sia nel centro destra ci sono evoluzioni e discussioni che io rispetto». Salvini non si sente tradito del tutto e la mette così: «Se Di Maio chiama io rispondo, è buona educazione. Io non l’ho chiamato». In Parlamento, però, i rapporti di forza, con l’emarginazione del Pd, seguono una strada già tracciata. Giorno dopo giorno, si consolida infatti l’asse M5S-centro destra. L’ultima prova di forza arriva dalle commissioni speciali di Camera e Senato che – in attesa di un governo espressione di una maggioranza politica – devono trattare, oltre al Def ancora in cantiere, i decreti legislativi lasciati in eredità dall’esecutivo guidato da Paolo Gentiloni: «E chiaro che c’è un accordo spartitorio cui non partecipiamo», ha detto il capogruppo Dem Graziano Delrio quando ha appreso che domani M5S e centrodestra eleggeranno Giancarlo Giorgetti (Lega, nella foto) come presidente della commissione speciale della Camera che si occuperà del Def. (qui tutti gli articoli della sezione Politica del Corriere)