di Tommaso Ciriaco
ROMA — Presenta il Green pass come la ricetta migliore per non rivivere l’angoscia delle chiusure, per tutelare l’economia, per garantire «un’estate che è già serena e deve restare tale». Mario Draghi ha voluto il passaporto e lo difende dai nemici di maggioranza e d’opposizione. Sa che servirà anche a spingere gli italiani che non l’hanno fatto a immunizzarsi. Per questo, stronca con una durezza rara e inedita la campagna no-vax di Matteo Salvini sui giovani. «L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire – risponde, interpellato sulle posizioni del leghista – Sostanzialmente è così: non ti vaccini, ti ammali e muori. Oppure: non ti vaccini, contagi, lui o lei muore. E poi – aggiunge – senza vaccinazione si deve chiudere di nuovo tutto ». Segue una pausa studiata, senza nominare il leader del Carroccio, e uno sguardo che non richiede interpretazioni: «Mi fermo qua…».
Se pubblicamente non fa sconti, neanche privatamente si mostra accondiscendente con le sortite antivaccinali del segretario della Lega. Lo fa fedele a un principio: nessuna forza viene spinta fuori dalla maggioranza, perché il metodo resta inclusivo, ma nessuno viene risparmiato sui contenuti. Decide, in un certo senso, l’agenda di governo. E oggi è soprattutto il giorno in cui non fare sconti a Salvini sul Green pass, ma neanche a Giuseppe Conte sulla giustizia.
Fa rumore soprattutto l’affondo contro il leghista, durissimo. Durante la cabina di regia – spalleggiato da Roberto Speranza e pure da Maria Stella Gelmini a nome di Forza Italia – il presidente del Consiglio spiega che non esistono alternative alla linea del passaporto vaccinale. Che non sarà alla francese, ma poco ci manca. «Non è un arbitrio – è la linea di Draghi – ma una condizione per non chiudere le attività produttive ». In consiglio dei ministri, poi, ripete lo stesso copione. Ed è lì che si infrange la pressione leghista per riaprire le discoteche. L’ex banchiere centrale accoglie invece la preoccupazione della ministra renziana Elena Bonetti sui tamponi per i giovanissimi tra i 12 e i 16 anni, che ancora non hanno potuto ricevere una dose. Per loro potrebbero essere gratis, o comunque calmierati.
Il messaggio del presidente del Consiglio, comunque, si attesta su una linea europea, la stessa della comunità scientifica, che può sintetizzarsi così: Green pass per non tornare ai lockdown, Green pass per difendere la salute, Green pass per non bloccare la ripresa. Pragmaticamente, quest’ultimo aspetto è forse quello in cima alle preoccupazioni di Draghi. «L’economia va bene – è il suo esordio in conferenza stampa L’Italia cresce a un ritmo anche superiore a quello di altri Paesi europei. Ma c’è la variante Delta, che è anche più minacciosa di altre varianti ». La priorità è dunque contrastarla, mantendendo livelli alti di immunizzazione, quelli che finora hanno spinto il Paese a superare la copertura «di Francia e Stati Uniti» per quanto riguarda le dosi inoculate ogni cento abitanti.
E però lo spettro della Delta impone anche rapidità nelle decisioni. L’ha spiegato Speranza durante il consiglio dei ministri, «non possiamo tentennare, bisogna fare in fretta ». Perché se è vero, come ricorda Draghi, che «la pressione sugli ospedali è fortemente diminuita» e resta contenutissima, è altrettanto vero che la corsa della variante che si può osservare oltre confine prelude a quello che potrebbe accadere in Italia, senza contromisure adeguate. «Gli italiani si vaccinino, devono proteggere se stessi e le loro famiglie. Con il green pass chi svolge attività ha la garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose. È una misura che dà serenità, non che toglie serenità». Altri interventi, poi, arriveranno presto. Lo annuncia il presidente del Consiglio, bocciando le restanti resistenze di Salvini su dossier assai delicati. «Scuola, trasporti e lavoro sono rimasti fuori dal decreto di oggi e saranno affrontati molto rapidamente, forse la settimana prossima. Richiedono provvedimenti specifici». Su aerei e treni, dunque, arriveranno altre restrizioni nonostante le resistenze della Lega. E sulla scuola il governo si prepara a introdurre l’obbligo vaccinale per i docenti. «L’obiettivo è tutti a lezione in presenza a settembre. Tutto quello che è necessario verrà fatto». Quanto all’appello di Confindustria per un obbligo vaccinale sui posti di lavoro, prevale la cautela: «Ci stiamo pensando. È questione complessa e da discutere con i sindacati».
Al fianco del premier siede Speranza, ma anche Marta Cartabia. È l’altro grande segnale che invia Draghi. Il governo ha appena autorizzato la fiducia sulla riforma della giustizia. E dunque, se a Salvini lascia le briciole sul fronte della norme anti Covid, ai grillini lancia un avvertimento chiaro, sia pure ammantato dalla disponibilità al dialogo. Che può tradursi così: il testo sarà approvato entro l’estate alla Camera, questa è l’unica certezza. Auspicabilmente con il sostegno del Movimento, altrimenti puntando su norme già approvate dieci giorni fa all’unanimità (dunque anche dai 5S). «La richiesta di autorizzare la fiducia spiega quindi Draghi – è dovuta al fatto di voler porre un punto fermo. C’è però tutta la buona volontà ad accogliere emendamenti che siano di carattere tecnico e condivisi». Se poi non si dovesse riuscire a sancire un patto con i grillini, resterebbe soltanto la strada della fiducia: «Ma si arriva a chiederla – precisa – quando si ha la certezza che certe differenze sono incolmabili».
Resta la sensazione di un gesto che intende garantire a ogni costo la riforma, cardine dell’agenda del presidente del Consiglio. Draghi, però, nega che si tratti di una mossa studiata per anticipare il semestre bianco, che scatta il 3 agosto e depotenzia del tutto il ritorno alle urne, indebolendo la posizione del premier: «Chiedere la fiducia cinque o sei giorni prima del semestre – sostiene – è come chiederla durante, perché i tempi per organizzare una consultazione elettorale non ci sarebbero comunque. Una riforma come quella della giustizia deve essere condivisa, ma non è giusto minacciare un evento – la consultazione elettorale – se non lo si approva».