Il centro di Pomezia: noi restiamo ottimisti

Il partner italiano del progetto

 

Margherita De Bac

 

ROMA Il primo contatto telefonico della giornata, la mattina presto col ministro Roberto Speranza. «Gli ho detto che confidiamo che la situazione si sblocchi in tempi rapidi. Da noi c’è un clima di ottimismo. Lavoriamo sui vaccini da 10 anni e sappiamo che incidenti del genere possono verificarsi senza lasciare conseguenze», non si abbatte di fronte «all’imprevisto» Piero Di Lorenzo, presidente di IRBM, l’istituto di ricerche biotecnologiche con sede a Pomezia che partecipa all’avventura del vaccino messo a punto in partnership con lo Jenner Institute di Oxford e la multinazionale AstraZeneca.

Siamo a Pomezia, a pochi chilometri da Roma. Nulla in apparenza è cambiato dopo la notizia, diffusa dall’azienda farmaceutica, che la sperimentazione è sospesa in attesa venga chiarita la causa degli effetti collaterali ai danni di uno dei partecipanti allo studio di fase tre, la conclusiva, su 50 mila volontari.

Presso IRBM va avanti la produzione delle dosi che serviranno a proseguire i test a lunga scadenza programmati in Giappone e Russia, durata un anno. Prima di confermarli, ovviamente, bisognerà aspettare il «verdetto» del comitato scientifico indipendente internazionale i cui esperti sono stati nominati dalle agenzie regolatorie (la FDA americana e l’europea EMA).

Dallo stesso impianto in provincia di Roma sono uscite le decine di migliaia di fiale utilizzate per iniettare il vaccino in Sud Africa, India, Brasile, Gran Bretagna e Stati Uniti. Tutti i partecipanti avevano già ricevuto un inoculo oppure un placebo come prevedono i protocolli, per verificare se la profilassi dona la protezione al gruppo immunizzato.

Di Lorenzo non dà per scontato che i tempi della sperimentazione si debbano necessariamente allungare. L’esito dei test era previsto per fine settembre-metà ottobre. Se il comitato indipendente desse una risposta in pochi giorni lo studio potrebbe riprendere con uno slittamento minimo. «Non pensiamo che il caso di effetto avverso possa vanificare il progetto. Rientra nella storia di un candidato vaccino andare incontro a incidenti di percorso. Se non si fosse trattato dell’anti-Covid la notizia non sarebbe stata diffusa appunto perché non è una notizia». Attualmente qual è il ruolo dell’istituto? «In questa fase stiamo valutando la qualità delle dosi uscite dagli stabilimenti mondiali destinate alla distribuzione su larga scala il giorno in cui arrivasse l’autorizzazione». Nella fase di preliminare IRBM aveva ricevuto da Oxford l’incarico di introdurre l’inoculo preparato allo Jenner in una navetta capace di trasportarlo nell’organismo. Si tratta dell’adenovirus dello scimpanzé.

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