La vendetta della sinistra sarà sul voto uninominale.

 

Taccuino
Prevista e in qualche modo attesa anche prima dell’annuncio ufficiale nell’aula di Palazzo Madama da parte della ministra Finocchiaro, la fiducia bis sulla legge elettorale ha tagliato i ponti residui tra sostenitori e oppositori del Rosatellum. Il Movimento 5 stelle è tornato in piazza. La rottura a sinistra tra Pd e Mdp è consumata, e il partito degli scissionisti ha informato il Quirinale della propria uscita dalla maggioranza. Teoricamente ci sarebbero gli estremi per una verifica politica dell’assetto parlamentare del governo, privo ormai di un appoggio sicuro al Senato. Ma ormai tutto affoga nel gorgo di fine legislatura, che dovrebbe arrivare a termine entro l’anno. E le uniche preoccupazioni rimangono quelle per la legge di bilancio, che tuttavia, nella formulazione «light» proposta dal ministro dell’Economia Padoan, non dovrebbe incontrare grandi ostacoli. L’approvazione data ormai per certa domani del Rosatellum (l’ostruzionismo in aula sul numero legale delle presenze non potrà spostare più di tanto in avanti il momento del voto finale, in cui accanto a Pd e Ap si schiereranno anche Forza Italia e Lega) aprirà, soprattutto all’interno del centrosinistra, la stagione delle vendette: nei collegi uninominali destinati, secondo la nuova legge, a eleggere un terzo dei parlamentari, Mdp presenterà ovunque un candidato con l’obiettivo di sconfiggere, grazie alle divisioni nell’elettorato di centrosinistra, i candidati di Renzi. Il «no» a qualsiasi modifica del testo, che va in votazione blindato, ha interrotto qualsiasi tentativo di riavvicinamento tra i due tronconi separati del Pd: Renzi non s’è fidato. E d’altra parte, dal suo punto di vista, una navetta del testo eventualmente modificato dal Senato alla Camera, con i tempi ormai ristretti della legislatura e con l’impegno a concludere al più presto la sessione di bilancio, in modo da mettere il Capo dello Stato nelle condizioni di decidere sullo scioglimento delle Camere, avrebbe presentato troppi rischi. Ma anche nel centrodestra, malgrado il riavvicinamento tra Berlusconi e Salvini, che approveranno insieme il Rosatellum, i conti veri si faranno al momento di decidere le candidature. La trattativa vera deve ancora cominciare; e i referendum in Lombardia e Veneto hanno fornito alla Lega un formidabile argomento da usare nella prossima campagna, dato che in nessun modo la maggiore autonomia promessa, e men che meno l’ipotesi lanciata da Zaia di trasformare il Veneto in regione a statuto speciale, hanno possibilità di essere realizzate in un paio di mesi. E funzioneranno quindi come ulteriore capo d’accusa verso il governo, accusato di essere sordo alle richieste del Nord.
La Stampa
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