La Lega si scaglia contro il reddito “Al sud alimenta il lavoro nero”

Giorgetti attacca: “ Quella misura è l’Italia che non ci piace. Il governo cade? Si vota”. Di Maio: “ Vigilerà la Finanza”. Tempi strettissimi per le modifiche alla manovra, Conte ipotizza di saltare le commissioni
tommaso ciriaco,
roma
Neanche il tempo di capire se l’Italia troverà un accordo con l’Europa che lo scontro si sposta a Roma. Tra alleati gialloverdi. Nel cuore di Palazzo Chigi. E porta il sottosegretario leghista alla presidenza, Giancarlo Giorgetti, a sfidare Luigi Di Maio, evocare il rischio della fine anticipata dell’esecutivo e ipotizzare una precipitazione elettorale: « Il nostro impegno – sostiene – dura nella misura in cui sarà possibile realizzare il contratto di governo: quando non sarà possibile, finirà. Ma allora la parola torni al popolo, perché senza il suo consenso un governo non può esistere».
A Bruxelles Giuseppe Conte deve difendere a nome di Cinquestelle e Lega quel che resta della manovra del cambiamento, dopo la sforbiciata imposta dalla Commissione sul deficit al 2,4%. Ma in patria i partner di governo litigano su tutto, a partire dalle misure chiave della legge di bilancio. Per i grillini, il problema con l’Europa ruota attorno alla Fornero. Per i leghisti, il nodo è il reddito di cittadinanza: «Il nostro elettorato – attacca Gian Marco Centinaio, ministro salviniano dell’Agricoltura – ci dice che, se bisogna fare un passo indietro, lo si deve fare sul reddito di cittadinanza. Ma, se ci fosse qui un ministro del M5S, direbbe l’opposto».
La battaglia è su ogni centimetro di propaganda, ormai. E Giorgetti contesta la filosofia del reddito in modo esplicito: « Purtroppo sostiene – il programma elettorale del Movimento al Sud ha registrato larghi consensi anche perché era previsto il reddito. Credo che abbia invece orientato pochissimi elettori della mie zone. Magari è l’Italia che non ci piace, ma è quella con cui dobbiamo confrontarci » . Uno schiaffo a Di Maio, come se questa riforma non fosse stata blindata anche dal Carroccio. «Uno dei pericoli che vedo nel reddito di cittadinanza – aggiunge il leghista – è che rischia di creare, soprattutto al Sud, lavoro nero » . La reazione dei 5S non si lascia attendere. « Lavoro nero? Non ci sono rischi, ci saranno controlli degli ispettorati del lavoro e della Gdf. Sento anche dire che c’è un’Italia a cui non piace questa misura. A me l’Italia piace tutta, dalla Sicilia alla Valle d’Aosta ».
Ritrovandosi in mezzo al fuoco incrociato, Conte prova a mostrarsi fermo sul programma, ma dialogante con l’Unione. Premette che « l’Italia non è col cappello in mano », ma poi giura che porterà avanti una « trattativa a oltranza » . Infine sfoggia europeismo, dopo settimane spese a elogiare soprattutto il populismo. «Ci è mancato solo affiggere dei manifesti a Palazzo Chigi per dire che vogliamo restare in Europa. Noi vogliamo rispettare le regole » . Il problema è accontentare la Commissione prima del 19 dicembre. E su questo punto il premier propone una forzatura nei modi e nei tempi, ormai strettissimi: « Il maxiemendamento? Forse arriveremo tardi per la Commissione e saremo costretti a portare le modifiche direttamente in Aula. Ci piacerebbe rispettare la dialettica parlamentare, ma dobbiamo chiudere » . Al Senato entro il 18 dicembre, altrimenti sarà procedura.
Fonte: La Repubblica, https://www.repubblica.it/