In Toscana ci sarebbero 70 mila imprese a rischio di default sulle 352 mila presenti. La crisi legata al Covid ha colpito duramente

Indebitate, fragili e meno resilienti migliaia di imprese a rischio default
Dalle aziende toscane al Fondo di Garanzia 103 mila domande per 8,3 miliardi di prestiti approvati nella quasi totalità. Ma nel contesto attuale è difficile rimettersi in marcia e onorare il debito. “ In pericolo il 20% del credito”
di Maurizio Bologni
Il credito d’emergenza per il Covid si è mosso verso le aziende toscane: 8,3 miliardi di euro, in 103 mila pratiche, che il Fondo di Garanzia dello Stato ha approvato tra marzo e il 9 novembre scorso nella quasi totalità, secondo Bankitalia. Tra qualche tempo, superata l’emergenza sanitaria, il prossimo anno scatterà la fase due per le aziende, quella che, semmai possibile, rischia di essere addirittura più drammatica dell’attuale sul piano economico: resistere ai costi dell’indebitamento e alle restituzioni. Il rischio a cui migliaia di imprese vanno incontro è il default.
È la sede regionale di Bankitalia a lanciare l’allarme. « L’indebitamento bancario aumenterà la fragilità finanziaria delle imprese, ne ridurrà la capacità di resilienza e le esporrà a rischio di default», ha spiegato Silvia Del Prete, capo degli economisti di via dell’Oriuolo, ieri alla presentazione dell’aggiornamento di novembre del rapporto sull’economia regionale. Quante imprese sono a rischio fallimento? «A livello nazionale – ha risposto il direttore di Bankitalia in Toscana, Mario Venturi – la nuova crisi impatta su un sistemo bancario che era riuscito ad alleggerire il peso del credito deteriorato, migliorare gli indici di patrimonializzazione e ridurre al 12-13 il debito più a rischio. Che ora, ha sottolineato il governatore Visco, minaccia di risalire al 20%».
Se la mole di credito traballante, un euro ogni cinque, venisse trasferito in egual proporzione per determinare le aziende in pericolo, in Toscana ci sarebbero 70 mila imprese a rischio di default sulle 352 mila presenti. Ma l’equazione tout court non è precisa, perché il credito in bilico può essere più o meno concentrato in un numero più o meno maggiore di aziende. Non si sbaglia, però, se si parla di qualche decina di migliaia di società toscane che nei prossimi mesi potrebbero essere costrette alla resa. E tra queste una parte di quelle più piccole che dalla Toscana (il 50% dalle province di Firenze, Lucca e Pisa) hanno fatto arrivare al Fondo di garanzia dello Stato 80 mila domande di credito straordinario per una somma non superiore a 30 mila a pratica e un totale di 1,5 miliardi.
Per il resto il rapporto di Bankitalia certifica numeri di una prima parte dell’anno disastrosa. Pil a -12% nei primi sei mesi. Crolli a doppia cifra percentuale dei fatturati e in particolare di quelli delle aziende di moda, meccanica e turismo ( in Toscana si è ripreso peggio che in altre regioni per il più marcato stop verso le città d’arte e dei visitatori extracomunitari). Il calo dell’occupazione, destinato a peggiorare quando finirà il blocco dei licenziamenti, del -0,8%, la metà rispetto al dato nazionale grazie a maggiori specializzazione, ricorso a contratti a tempo indeterminato ed ammortizzatori sociali nella regione. Le difficoltà sofferte soprattutto da giovani, donne e chi lavora nei servizi del turismo. E poi la paura dei toscani – che guadagnano meno e hanno smesso di consumare – testimoniata dall’accumulo di denaro in banca: tra il 31 dicembre 2018 e il 30 giugno i depositi sono aumentati di quasi 7 miliardi con un impennata di oltre 5 miliardi nei primi sei mesi di quest’anno passando da 83,2 a 90.6 miliardi di euro.
Da altra fonte arriva l’allarme povertà. Nel periodo maggio- ottobre 2020 a Firenze sono cresciute del 9,5% le presenze complessive ai centri d’ascolto Caritas, che toccano quota 11.152, con un aumento del 14,7% delle richieste di servizi. Lo rivela il sesto report della Caritas Diocesana. Se dal trend delle emergenza in crescita si vuol trovare un identikit del nuovo povero, eccolo: donna (il 60,8% del totale, per il 27% italiana), età tra i 35 e i 44 anni, sposata (la quota di coniugati sale dal 46% al 52%), con figli e in affitto ( dal 24% del 2019 al 39% del 2020) di cui non riesce più a pagare la locazione dopo aver perso il lavoro o ridotto le entrate dal settore turistico, alberghiero, della ristorazione o del piccolo negozio (dal 46,2% del 2019 al 56,2% del 2020).
Firenze – la Repubblicafirenze.repubblica.it