Il ritorno all’utile di Siena

La Borsa tifa Unicredit-Mps. Il Monte in rialzo del 4%. I paletti del Tesoro per l’integrazione: rispettare i tempi.

Andrea Ducci

 

ROMA Il segnale è arrivato. Il giorno dopo l’audizione in Parlamento del ministro Daniele Franco, sulla trattativa per la cessione di Mps a Unicredit, la Borsa risponde con una serie di ordini di acquisto sui titoli dell’istituto senese. In apertura di negoziazione le azioni segnano +1,23% e alla chiusura il rialzo sarà del 4,85%. L’incremento delle quotazioni coincide con la giornata di approvazione dei conti semestrali, con un utile netto di 202 milioni, da parte del consiglio di amministrazione di Mps, ma a pesare è probabile che siano state le indicazioni fornite dal ministro dell’Economia nella tarda serata di mercoledì, quando, davanti ai parlamentari delle commissioni Finanze di Camera e Senato, ha chiarito i punti chiave del negoziato con Unicredit. A partire dal fatto che l’operazione va avanti, esclude uno spezzatino, non prevede rinvii, né, tanto meno, una svendita. Paletti precisi corredati da condizioni altrettanto inequivocabili. Il ministro ha, infatti, specificato che un piano stand alone presenterebbe per Mps rischi di tenuta finanziaria con effetti sul personale ben oltre i 2.500 esuberi. L’audizione del ministro ha ricordato, inoltre, quali sono i costi ulteriori di cui si farà carico lo Stato per condurre in porto la cessione del 64% di Mps, detenuta dal Tesoro. Per ora è sicuro che ci sono 1,5 miliardi stanziati dal decreto Agosto da destinare a un aumento di capitale del Monte e altri 2,2 miliardi sotto forma di benefici fiscali.

Un quadro di relative certezze, rafforzato dalle dichiarazioni di Franco per rassicurare che il governo porrà «massima attenzione alla tutela dei lavoratori e del marchio storico» della banca. Sul marchio, peraltro, la due diligence servirà a stabilirne la possibilità di utilizzo e le ricadute operative anche in termini di salvaguardia dei posti di lavoro nella direzione generale di Siena. L’esito della due diligence e dell’analisi in data room da parte di Unicredit, destinato a concludersi all’inizio di settembre, è possibile che arrivi comunque nella seconda metà del mese di ottobre, ossia a valle del passaggio elettorale per le suppletive alla Camera, dove è candidato anche il segretario del Pd, Enrico Letta.

Al di fuori dallo scenario politico la giornata di ieri registra, intanto, l’approvazione dei conti di Mps con un secondo trimestre in utile per 83 milioni, che porta a quota 202 milioni il valore dell’utile netto nel primo semestre 2021. Nel medesimo periodo Mps registra ricavi pari a 1,56 miliardi di euro, in crescita del 7,7% anno su anno. Un contributo all’attività del semestre arriva in particolare dall’aumento delle commissioni nette, pari a 755 milioni (+8,7%), ovvero il miglior risultato di periodo degli ultimi tre anni. Sul fronte del contenzioso la banca ha approvato la transazione con la Fondazione Mps, a cui andranno 150 milioni (la richiesta di danni era 3,8 miliardi). Rispetto al 2020 il contenzioso si dimezza e scende la soglia dei 5 miliardi. «La banca e l’azionista di maggioranza sono concentrati sull’operazione con Unicredit e non su altro», spiega Guido Bastianini ad di Mps, ed è l’unico accenno alla trattativa. Sul resto vige l’obbligo di riservatezza.

 

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