Il partito di Fedez Sul web il mistero del futuro in politica

di Concetto Vecchio
ROMA — Non bastava il rompicapo sul Quirinale. Ci mancava solo Fedez che scende in politica. Il rapper ha acquistato il dominio fedezelezioni2023 facendo così scoppiare la sarabanda delle illazioni. Bum! È marketing per il nuovo disco in uscita il 26 novembre, Disumano , che si può già preordinare? O uno sberleffo situazionista? Oppure davvero ci pensa. Forse tutte queste ragioni messe insieme, solo per vedere l’effetto che fa. Uno che dispone di 13milioni di follower su Instagram va preso sul serio, e a Vittorio Sgarbi che lo liquida come capo del «Partito delle stronzate», andrebbe umilmente ricordato la supponenza che accolse i primi vagiti politici di Silvio Berlusconi e Beppe Grillo. Il tempo dirà se Fedez sarà Trump o Kanye West, il rapper che sognava la Casa Bianca, si è chieso su Twitter il fondatore di You Trend Lorenzo Pregliasco. Che poi è la differenza che intercorre tra una promessa mantenuta e il bluff. O la sola , come dicono a Roma.
Fedez da tempo interviene in politica. Duella con Salvini e con Renzi. Si spende per i diritti della comunità Lgbt. Ha fatto campagna per la legge Zan. Ha monopolizzato la scena all’ultimo Concertone, accusando la Rai di censura, dopo aver messo in rete la telefonata di una presunta intromissione nel copione. Lui e la moglie Chiara Ferragni hanno firmato per il referendum sull’eutanasia. Al suo pubblico piace per la radicalità. Non ha un partito, né sponsorizza quelli esistenti, e nemmeno un’ideologia precisa cui fare riferimento. Fedez è Fedez. Fa campagne valoriali, singole battaglie, a scelta sua. On demand. Quella che Pregliasco chiama la Politica-Netflix.
Resta da capire a cosa ambisce con quel sito. Proprio ieri su Instagram ha condiviso la sigla della serie The Ferragnez , in streaming su Prime Video dal 9 dicembre. Puro cinismo commerciale, quindi? Fedez non lo spiega. Ma i suoi fan si aspettano proprio questo da lui: la scelta di campo, il gesto esemplare, la petizione. In molti, da Pippo Civati a Iva Zanicchi, hanno apprezzato la mossa. Tra i follower c’è chi dice: «Meglio lui di un fascista ». In estate aveva assicurato di non voler scendere in campo. Quando è stata affossata la legge Zan, ha scritto: «Un saluto a Matteo Renzi, oggi in Arabia Saudita». Renzi gli ha dato del qualunquista. Il senatore leghista Andrea Ostellari, relatore della legge Zan, ha fatto l’errore da matita blu che fece Piero Fassino con Beppe Grillo: «Si faccia eleggere e poi ne discutiamo». Ieri Ettore Rosato (Italia viva) ha detto: «Vuole promuovere il disco». Che sarà probabilmente vero, ma è un pezzo di verità. Fedez ha già un suo ruolo nel teatro della politica italiana. «Io e Chiara siamo cittadini ed entriamo nel dibattito pubblico parlando di cose che riguardano noi e voi. Berlusconi fa l’imprenditore e politica, Montezemolo fa l’imprenditore e dice la sua, Briatore fa l’imprenditore e dice la sua e invece Fedez e Chiara Ferragni vanno regolamentati».
Quando scoppiò il caso Morisi usò Instagram per irridere Matteo Salvini: «Questa è la storia di un eroe contemporaneo, un uomo che ha sacrificato la sua intera vita alla piaga sociale delle droghe, un uomo che andava in giro a citofonare a casa delle gente “scusi lei spaccia?”, o che commentava la sentenza Cucchi “la droga fa male”. Oggi scopre di avere avuto al suo fianco un drogato, ma che magicamente diventa un amico da aiutare a rialzarsi». Salvini, sportivo, gli ha dato il benvenuto: «Mi piacerebbe un confronto sull’Italia che verrà, ma finora mi ha sempre detto di no».
https://www.repubblica.it/