Il Monte e il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno

di Pierluigi Piccini

 

I punti minimi di salvaguardia per garantire questa evoluzione della Banca: 

1) perseguire la salvaguardia dei posti di lavoro, dei dipendenti e delle loro professionalità;

2) tutela del marchio;

3) mantenimento e consolidamento dell’unità operativa e strategica che rappresenta il core business dell’Istituto;

4) mantenimento della Direzione Generale a Siena sia come sede legale sia come Centro di indirizzo Strategico e di Controllo.

Questi sono i punti minimi e irrinunciabili della trattativa sul Monte dei Paschi che il Consiglio comunale ha individuato già dal 2019, che ha ribadito nell’ultimo passaggio unitario di qualche settimana fa e che sono stati fatti propri da tutte le forze politiche. Bene!  Sono richieste di massima e di natura a quantitativa che possono diventare anche un cavallo di Troia se non definiti nel dettaglio qualitativo. In più se non sono accompagnati da un progetto generale rischiano di diventare un boomerang. Vediamo perché? Sui posti di lavoro oltre al fondo si è già capito che lo Stato è disponibile a intervenire in modo significativo per accompagnare una uscita cosiddetta lunga. Tutela del marchio. Se la Tutela del marchio consiste, come abbiamo letto, in un deposito dello stesso presso al Ministero del Tesoro, allora è come distruggerlo. Farebbe la fine che ha fatto il marchio della Banca Toscana depositato al Monte, inutilizzato con la perdita di valore. Il Tesoro non lo può impiegare in nessun modo come sembra chiedere l’Unione europea, quindi è una proposta momentanea per passare a qualche prossimo appuntamento. Ad esempio,  al 30 di ottobre, quando  l’UniCredit alla presentazione della sua trimestrale ci dirà cosa intende fare con il Monte. Ci dirà anche se intende rinunciare ad alcuni asset importanti della Banca ex senese e qualcun’altro ci dovrà anche dire che fine faranno le attività che a Orcel non interessano. Mantenimento e consolidamento dell’unità di operativa e strategica che rappresenta il core business dell’Istituto. Richiesta più che legittima, me se tutto questo si rivelasse alla fine come il mantenimento di una presenza di rete a Siena sotto il marchio Unicredit, come verrebbe accolto? Con una presenza occupazionale di quattrocento, cinquecento persone? Il quarto punto è collegato evidentemente al precedente. Perché questo articolo? La risposta sta nella preoccupazione che ci siano delle proposte che formalmente rispondono alle richieste fatte, ma che nei fatti non risolvono i problemi: anzi, li aggravano. Risposte che possano impedire una azione per contrastarle, del tipo: “Ma che volete vi abbiamo dato quello che chiedevate?”. L’errore allora sarebbe quello di non essersi presentati con una proposta unitaria degli enti locali, suffragata da un supporto tecnico che avrebbe permesso una discussione di merito. Spero di sbagliarmi, ma il rischio lo vedo tutto presente con i soggetti coinvolti che, entrando nel merito, cercheranno di giustificare le risposte che dovessero venire dal Governo con una nuova divisione, tutta politica, fra chi vede il bicchiere mezzo vuoto e chi mezzo pieno.