Il governo verso la proroga dei benefici fiscali per le fusioni bancarie

di Andrea Greco
MILANO — Il governo studia la proroga degli aiuti fiscali alle fusioni bancarie: scadono a dicembre, potrebbero arrivare fino a metà 2022.
Il rinnovo della misura, che è il secondo ed era nell’aria – ne ha scritto Reuters – giunge in una fase delicata del negoziato tra il Tesoro e Unicredit. Solo tra due settimane si capirà se l’eventuale rinnovo è pensato per altre fusioni, o se il governo intende prendere tempo sul dossier Mps, per cui la legge è nata. La banca senese da 15 anni contabilizza quasi solo perdite, e per decine di miliardi, a causa di gestioni sconsiderate o inefficaci. Per questo ha molte imposte differite, e in base alla legge se Unicredit la comprasse si intesterebbe subito 2,3 miliardi di euro netti di capitale. Un bell’aiuto, benché la banca guidata da Andrea Orcel sia ora molto fornita, di capitale e di cassa. Anche per questo il manager ex Ubs è un compratore molto riluttante: e ha dettato al Tesoro padrone col 64% di Mps condizioni impegnative, per accettare l’acquisto di buona parte degli attivi (si dice circa 60 miliardi su 81 totali) e delle filiali Mps (mille su 1.300). I dirigenti del Tesoro, per converso, sembrano in un cul de sac : non ci sono alternative praticabili per uscire da Mps entro la primavera 2022, come da impegni presi con l’Ue all’atto del salvataggio pubblico da 5,4 miliardi (2017). Ieri Bloomberg ha scritto che la cifra della ricapitalizzazione preventiva per rendere “neutrale” (sui conti di Unicredit) l’operazione sta salendo: dalle voci estive di 3 miliardi ad almeno 5 miliardi di euro, anche per il costo dell’esclusione dei soci di minoranza (32%) dall’operazione. Una dote – questa in soldi veri, non crediti fiscali – che dovrebbe spesare soprattutto gli esuberi (fino a 7 mila dipendenti Mps), la manleva di 6,2 miliardi di rischi legali e la copertura dei crediti da trasferire.
Unicredit vorrebbe chiudere la partita Mps – ma non ad ogni costo – entro ottobre, per poter presentare il suo piano d’impresa a novembre. A Orcel, quindi, la proroga allo studio non serve. Bisognerà però vedere come la pensa il Tesoro, determinato a vendere, ma che deve darne conto all’opinione pubblica, e alla politica: anche con il previsto passaggio parlamentare.
Finora a cogliere i benefici fiscali della legge, per 400 milioni, è stata solo Crédit Agricole, scalando il Creval. Ma diversi operatori – ieri Intermonte e Kepler Cheuvreux – ritengono che dare sei mesi di tempo in più per gli incentivi potrebbe servire anche a Bper in caso acquistasse la Popolare di Sondrio (133 milioni di capitale stimato), a chiunque vorrà comprarsi Carige dal Fondo interbancario e – soprattutto – a chi riuscirà a impalmare Banco Bpm: gli esperti stimano 2,3 miliardi netti se lo facesse Unicredit, e un miliardo se toccasse a Bper.
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