Il virus cambia gli stili di vita, «il governo aiuti acquisti verdi»

Le distanze reali si accorciano mentre quelle potenziali si allargano, ma pur avendo a disposizione traiettorie infinite, si finisce aggirandosi in tragitti conosciuti e che conducono a una meta sicura. La pandemia di Covid-19 ha collocato gli italiani in una sorta di bolla fisica e virtuale: spostamenti limitati, ricerca di confort e sicurezza a casa propria che si accompagnano all’espansione della socialità surrogata dei social e alla possibilità di affidare infinite mansioni ad un semplice click.

È la ricaduta delle restrizioni imposte dalle misure di sicurezza nelle loro varie versioni, e della paura di contagiarsi e/o di contagiare, ma anche del violento contraccolpo economico che si è propagato in tutto il mondo come il virus, che ha polverizzato 12.500 miliardi di dollari di Pil mondiale. Questi effetti non riguardano solo il recente passato e il presente ma sono anche segnali per le future tendenze. A dircelo è il rapporto 2020 che l’Ufficio Studi di Coop redige ogni anno su economia, consumi e stili di vita degli italiani che in questa occasione si è concentrato molto anche sul futuro che li attende e che si attendono.

Nel mondo ridisegnato dal Covid, gli italiani risultano i più pessimisti d’Europa, anche perché assieme alla Spagna siamo il paese che ha visto peggiorare di più il proprio standard di vita: il 38% pensa di dover far fronte nel 2021 a seri problemi economici; ad essere colpite sono naturalmente le classi più fragili, i giovani e le donne; sono invece prevalentemente uomini della classe alta quelli che prevedono di migliorare le proprie condizioni economiche. Comprensibile quindi il rifugiarsi nella suddetta bolla, magari allietata dalla presenza di un animale domestico (3,5 milioni di italiani durante il lockdown o subito dopo hanno acquistato un animale da compagnia e 4.3 milioni pensano di farlo prossimamente) ma non dai figli: nel 2021 si potrebbe arrivare a perdere 30.000 nascite anticipando di quasi un decennio il ritmo della denatalità. Nella bolla si mangia molto a casa (il 41% prevede di ridurre la spesa prevista nel prossimo anno alla voce ristoranti) e il ritorno ai fornelli è un fenomeno che accompagnerà anche il post Covid.

Questo spiega la crescita nelle vendite degli ingredienti base e la contrazione dei piatti pronti. Sempre a proposito di alimentazione Coop scopre che per un italiano su 2 la filiera corta acquista più importanza, ma a fronte di questo dato positivo c’è il fatto che per questioni di sicurezza ci si rivolge molto di più al cibo confezionato (+2,3% contro +0,5% di giugno-metà agosto 2020, un ritmo di crescita di questo settore più che doppio rispetto all’intero comparto alimentare) e all’acquisto on-line. Il Covid non ha spazzato via del tutto quei consumi “verdi” sui quali Coop ha puntato molto da diversi anni, ma questa tendenza va sostenuta: sostegno ai consumi e alle produzioni verdi, al posto della plastic tax, è la proposta che lancia al governo per aiutare anche i più deboli e non tornare indietro sulla sostenibilità.

 

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