Il Divin Brunello ora ha anche il suo tempio

Aldo Fiordelli

 

D a re dei vini a divintà, il Brunello ha il suo tempio inaugurato ieri nel complesso di Sant’Agostino a Montalcino. Uno scatto in avanti per una delle grandi denominazioni italiane cresciuta all’insegna della tradizione. Un restauro costato due milioni di euro che restituisce al borgo 5.500 metri quadrati tra Chiesa, museo diocesano, museo archeologico e appunto il tempio del Brunello.

Ex convento, ex seminario, scuola, casa di riposo, oggi il complesso torna ai cittadini e diventa un articolato progetto culturale. Un lavoro di concerto tra Comune di Montalcino, Opera laboratori, Consorzio del Brunello, promosso dall’Arcidiocesi di Siena, Colle Val d’Elsa e Montalcino. «È un’emozione oggi per me» ha commentato il sindaco di Montalcino Silvio Franceschelli. «Questo progetto è il risultato di un lavoro tra pubblico e privato. Il pubblico non deve cercare di fare ciò che sono in grado di produrre i privati e questi ultimi devono lasciarsi guidare dalle istituzioni che conoscono il territorio». L’obiettivo è quello di far conoscere in maniera articolata Montalcino attraverso un’esperienza completa che dal Brunello si apra verso la storia millenaria, l’archeologia, il patrimonio artistico, il paesaggio e la promozione degli altri preziosi prodotti di questa terra, nei secoli, l’uomo ha saputo amare e valorizzare, coltivandola e custodendola come un tesoro. Dal vino all’olio, allo zafferano al tartufo bianco; dai reperti della civiltà etrusca ai dettagli della struggente Abbazia di Sant’Antimo fino al museo diocesano e alla restaurata chiesa di Sant’Agostino. Il Tempio del Brunello è dunque espressione de l’Oro di Montalcino, operazione culturale che intende raccogliere, far conoscere e sperimentare, anche con l’aiuto della tecnologia, le potenzialità espresse da uno dei territori che per vocazione vinicola e per il fascino delle linee del paesaggio risulta già uno dei più apprezzati del mondo. In buona sostanza, il vino farà da traino alle opere del museo diocesano come la eccezionale robbiana di Andrea della Robbia, giusto per citare un capolavoro. E gli appassionati di archeologia troveranno nuovi stimoli nelle stanze dedicate al Brunello. La parte interattiva dedicata al vino di Montalcino è organizzata un po’ come i padiglioni dell’Expo di Milano, il piccolo cinema dove viene proiettato il video con i contributi dei produttori è però emozionante. Qui si respira la storia del Brunello. «Nel Dopoguerra avere un podere a Montalcino significava fare la fame» ha aggiunto il sindaco Franceschelli presentando il progetto che «ha dato lavoro vero» riferendosi alle maestranze che gestiranno il complesso. «Oggi si compie un’opera di giustizia» ha aggiunto Don Enrico Grazzini, direttore dell’ufficio Beni culturali dell’Arcidiocesi. «Questa sarà un’importante realtà, identificativa del territorio. Un polo museale sottovalutato e invece di grande identità. Un luogo un tempo devalorizzato che era una ferita e oggi rinasce». Il trittico «arte, territorio e vino» ha aggiunto il direttore del Consorzio Michele Fontana «favorirà un turismo lento e di qualità, internazionale come italiano». «Il vino parla, in ogni bicchiere» dice Francesca Cinelli Colombini lungo il percorso museale. E ora parla anche dal suo tempio.

 

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