Il Colle avverte i partiti: “Lunedì non basteranno dei semplici no”.

l capo dello Stato, che ha fatto visita a Napolitano, si confronta con i suoi consiglieri. Nella rosa dei possibili premier del governo di tregua Cassese, Cottarelli e Reichlin. L’ipotesi di una imprenditrice
Per risolvere la crisi, al Quirinale c’è tutto: i consiglieri a disposizione, il centralino che ha i numeri giusti, una cappella per partecipare alla messa senza uscire dal palazzo, i giardini per una passeggiata e l’appartamento per ricevere i figli e i nipoti. Sergio Mattarella dunque sabato mattina è uscito per fare visita all’ex capo dello Stato Napolitano in ospedale, al San Camillo di Roma, poi è tornato a “casa” in attesa di lunedì quando le consultazioni diranno l’ultima parola sul nodo della crisi.

Al Quirinale c’è tutto, ma fuori manca qualcosa: la collaborazione dei partiti vincenti e perdenti del 4 marzo per trovare una soluzione. Ecco perché al Colle si respira un’aria di pessimismo sui nuovi incontri con i leader e ci si prepara a fare da soli, a scegliere un nome per un governo elettorale con la speranza che arrivi a scrivere la manovra economica. Se le risposte saranno ancora quelle degli ultimi 60 giorni, il presidente della Repubblica chiuderà davvero il portone dell’ex residenza dei papi e dei re: il nome lo deciderà in solitudine, così come i ministri e l’indirizzo politico dell’esecutivo. Con il chiodo fisso di una legislatura che anche se breve possa almeno mettere in sicurezza i conti attraverso la legge di bilancio. Arrivando fino a dicembre per rivotare il prossimo marzo.

I nomi in ballo si sono ridotti con il passare dei giorni. Ci vuole una personalità pronta, neutra, senza troppi nemici e che sia in grado di capire in fretta come funziona la macchina. O che lo sappia già. Sabino Cassese, costituzionalista, rimane in pole position. Il traguardo della Finanziaria prevede nella rosa anche Carlo Cottarelli che oltre alla competenza economica vanta anche il lavoro già fatto a Palazzo Chigi come commissario alla spending review. Certi requisiti si adattano bene anche a Lucrezia Reichlin, economista con profilo internazionale. A Forza Italia non dispiacerebbe che la scelta cadesse su una donna sì, ma imprenditrice, in modo da accentuare la neutralità del profilo. Il problema, con i tempi ristretti, è conoscere senza ripassi i meccanismi istituzionali.

Mattarella, nei colloqui con i consiglieri e con le parti, ha spiegato che cerca ancora una soluzione politica, una via d’uscita vera. Si aspetta un sussulto di responsabilità dai partiti, una decisione sul filo di lana. Le consultazioni sono decisive stavolta, perciò le domande del capo dello Stato saranno poste in modo che le risposte “non siano dei semplici e ripetitivi no”. Così dicono al Colle. I leader potrebbero presto scoprire un lato nascosto del suo carattere, lontano dall’immagine notarile: decisionista, fermo, risoluto, poco incline al compromesso. Molti dei suoi collaboratori in questi giorni ricordano un episodio di 18 anni fa.

Esce sui giornali un’intervista del generale Silvio Mazzaroli, numero due del Kfor, il contingente di pace multilaterale in Kosovo. L’ufficiale si è un po’ lasciato andare a cena pensando a una chiacchierata tra amici: ha criticato l’Italia, ha detto che il governo italiano fa poco, che gli altri Paesi sostengono meglio i loro eserciti. Mattarella è il ministro della Difesa in carica. Appena i giornali sono in edicola decolla un aereo militare da Ciampino. Destinazione, Pristina. Due ore dopo è di ritorno con il generale Mazzaroli a bordo. Destituito con effetto immediato. Nemmeno il tempo di una smentita, di un chiarimento, di una telefonata con gli stati maggiori o il ministro. Anche questo è Mattarella.

In queste ore il capo dello Stato si confronta con i consiglieri. Ascolta tutti. Il segretario generale Ugo Zampetti tiene i contatti a tutto campo. Simone Guerrini, che lavora con Mattarella dai tempi del ministero della Difesa appunto, è molto ascoltato. Così come Francesco Saverio Garofani, nidiata della sinistra dc. Giovanni Grasso, il portavoce, e Gianfranco Astori, il direttore della comunicazione, sono uomini di assoluta fiducia del presidente. Il consigliere per gli affari giuridici Giancarlo Montedoro dispensa i suggerimenti tecnici per districarsi in una crisi diversa dalle altre: doppia esplorazione e tempi biblici a inizio legislatura.

La domenica il presidente ha due appuntamenti fissi: la messa e il pranzo con i figli. Mattarella ha anche sei nipoti che vanno dai 24 ai 5 anni. Da quando è salito al Colle preferisce non disturbare i fedeli con la scorta in qualche chiesa di Roma e segue la funzione del cappellano militare nel palazzo. Poi arrivano i familiari. La mattina legge i giornali. Guarda i tg e sporadicamente i talk show. Domenica scorsa però ha visto l’uscita di Renzi da Fabio Fazio e appena è partita la pubblicità si è sentito al telefono con il reggente del Pd Maurizio Martina. Adesso aspetta l’ultimo giro. Lunedì i partiti maggiori salgono al Colle di mattina. All’ora di pranzo il presidente della Repubblica conoscerà la sorte di questa legislatura.

Fonte: La Repubblica, www.repubblica.it/