paolo lojudice, arcivescovo di siena
«Il decreto Sicurezza bis? Comprendo le ragioni di quanti, come l’arcivescovo di Lucca, si oppongono. Le loro critiche le condivido, anche se a me quello che soprattutto preoccupa è l’onda emotiva che lo ha reso possibile. Vedo paura e preoccupazione nella gente, e questo sì mi angustia molto: è il tarlo del nostro tempo». Chi parla è monsignor Paolo Lojudice, 55 anni, nominato nel maggio scorso da Papa Francesco arcivescovo di Siena. Nel saluto ai suoi fedeli romani ha detto: «Siamo fatti tutti di una comune umanità. Questa consapevolezza mi ha spinto sempre più a superare e a far superare barriere, ostacoli, muri. A capire che non sono prima alcuni o prima altri, vicino o lontani, bianchi o neri…». Nel suo congedo romano ha impressionato la menzione particolare «al popolo rom della città di Roma, in un momento storico molto delicato, in cui il rischio di discriminazione sociale è molto alto, anche nella Chiesa».
D’accordo l’onda, ma intanto c’è un decreto che prevede sanzioni pesanti per i soccorsi in mare.
«Certo, ma trovo tutto questo irrazionale. Che vuol dire? Che l’omissione di soccorso non è più reato? C’è chi sostiene che il decreto sia anticostituzionale e forse non applicabile. Però intanto c’è. È lì a rispondere all’emotività della gente».
Come vescovo cosa dice ai suoi fedeli?
«Che il Vangelo è la nostra luce, il faro che illumina la strada. Una volta dei confratelli mi rimbeccarono: ma cosa c’entra il Vangelo? Ecco, se il Vangelo non c’entra, i miei argomenti vengono meno. Non so che dire. Un aspetto pericoloso dell’onda che ci annebbia: ritenere che il Vangelo non sia importante».
Anche Salvini brandisce il Vangelo, esibisce il rosario, dedica il decreto Sicurezza alla Madonna…
«Ma il suo è marketing politico. Sa che i simboli religiosi parlano al cuore di molte persone ed è a loro, al loro voto che il leader leghista pensa, non a Dio».
Intanto però, nonostante che il Papa e la gran parte della Chiesa si sbracci per l’accoglienza ai migranti, Salvini miete consensi.
«Se il nostro riferimento è il Vangelo i cristiani devono aprire il cuore all’accoglienza, purché intelligente, misurata, come ha sottolineato il Papa, sulle nostre possibilità».
In concreto?
«No ad un’accoglienza che finisca per essere un ammasso di gente. La persona accolta va trattata con grande umanità, non diventare parte di un ammasso umano. Quindi io sono favorevole ad un’accoglienza di piccoli numeri che preveda l’integrazione. Ti accolgo e ti integro».
L’accoglienza talvolta è diventata un business.
«Io vengo da Roma e il fenomeno lo conosco bene. Ammassare povericristi per far soldi è un insulto al Vangelo. Dobbiamo vigilare e punire i colpevoli, ma anche evitare di fare di tutta l’erba un fascio perché nel campo dell’accoglienza ci sono persone davvero generose».
C’è chi nell’onda vede gli artigli del sovranismo che combatte questo Papa. Cosa ne pensa?
«Purtroppo è un pericolo reale. Ma la Chiesa non ha paura né del sovranismo mondiale e né degli epigoni di casa nostra perché ha lo sguardo lungo».
C’è chi propone di aiutare gli immigrati a casa loro.
«Non io che sono un povero vescovo, ma grandi studiosi sostengono che dovremo convivere con il fenomeno delle migrazioni. Bisogna essere umani e razionali. Ed evitare di essere ipocriti. Non si può dire: aiutiamoli a casa loro e poi diminuire i soldi destinati alla cooperazione. Oppure rimandarli in Libia quando sappiamo che lì è un macello. Tanto vale, lo dico con disperata provocazione, buttarli tutti in mare. È forse questa la soluzione a cui si pensa?».
In Toscana di recente è stata approvata una legge per dare soccorso sanitario e umano ai migranti, la cosiddetta legge samaritana. Come la giudica?
«Penso che sia giusta. Il Vangelo parla chiaro: il samaritano cura e dà alla vittima cibo e alloggio. Come si può essere contrari? Poi spetta alla politica trovare le modalità giuste per non discriminare i poveri. La mano va tesa a tutti, italiani e non».
Ieri un vescovo toscano è stato duramente attaccato dalla Lega. Il Papa lo è quasi ogni giorno. La preoccupa?
«Con una battuta potrei risponderle che anch’io sono stato attaccato dalla Lega. Magari domani lo sarò da altri partiti. Quello che per un cristiano deve contare è la fedeltà al Vangelo, non al leader politico di turno che vince le elezioni».
Ma la Chiesa è spaccata. Molti plaudono più a Salvini che a Papa Francesco. Non la preoccupa?
«Per niente. Intanto perché non è vero. Salvini e la Lega mietono consensi anche tra i cattolici ma sono una minoranza, e non un pericolo per la Chiesa».
E poi?
«Poi basta conoscere un po’ di storia della Chiesa per rendersi conto che è stata sempre attraversata da contrasti e divisioni. Non bisogna avere paura, ma rinsaldare forte il legame con il Vangelo e la fede. Il sentimento del cristiano è la speranza, non la paura».
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Lojudice: decreto sicurezza bis come omissione di soccorso – Vatican News