I pasticci nelle liste che imbarazzano i leader dei partiti.

 

Taccuino
ABerlusconi, costretto ancora ieri al riposo e ad annullare le sue presenze in tv per lo stress eccessivo dei giorni scorsi, non saranno certo d’aiuto i pasticci che continuano ad emergere dalle liste del centrodestra: ultimi i 15 candidati dell’uninominale a rischio in Lombardia, un elenco di nomi eccellenti che si apre con quello di Michela Vittoria Brambilla, leader dell’ala animalista a cui l’exCavaliere aveva dedicato tante energie, ora a rischio per mancanza di documenti che ha portato la Corte d’Appello a escludere, sia pure non definitivamente, questo gruppo di candidature. Fin qui la colpa pare dovrebbe essere dei rappresentanti della cosiddetta «quarta gamba», ai quali questo settore dei collegi era stato affidato per l’espletamento delle formalità burocratiche. Mentre dalla faida interna di Forza Italia che ha espulso l’ex-ministra Nunzia Di Girolamo dalla Campania emerge, per ritrovarsi anche lui fuori dalle liste, Antonio Martusciello, già segretario regionale della stessa regione e traghettato all’Agcom in vista del promesso, e non mantenuto, rientro in Parlamento. Ma si sa, nella Campania berlusconiana, a dettare legge è il clan dei Cesaro, capeggiato dal leggendario e discusso «Giggino a purpetta», che ha reso il territorio inviolabile anche ai candidati espressione diretta del leader. Difficile capire cosa si possa fare, a termine per la presentazione delle liste scaduto. Possibile qualche soluzione di consolazione nella corsa per le regionali, in Lombardia e Lazio, dato che in questo caso c’è tempo fino al 4 febbraio: tuttavia si tratta sempre di entrare in una rissa che sembra essere sfuggita al controllo diretto di Berlusconi. La coda delle polemiche è destinata ad allungarsi anche dentro il Movimento 5 Stelle, dove oltre alle sorprese venute fuori al momento dell’ufficializzazione della candidature (una per tutte, l’ammiraglio Veri affondato in pochi minuti, per aver celato di essere consigliere comunale in carica del centrosinistra), si sta materializzando una sorta di ufficio di collocamento di aspiranti deputati e senatori provenienti da precedenti esperienze non proprio di successo. Tutto l’opposto di quel che esigerebbe il codice interno, contrario a qualsiasi genere di contaminazione. E invece, si va dall’ex-consulente del ministro Alfano, all’ex-candidato a sostegno del sindaco di Firenze Nardella, all’iscritto «inconsapevole» alla Lega, all’ex-candidato sindaco in Sicilia per le insegne dell’allora governatore Lombardo, all’ex-socialista, all’ex-coordinatrice e assessora del Pd a Bagheria. Un esercito di riciclati: possibile che Di Maio non ne sapesse nulla?
La Stampa.
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