Intesa fa utili per 3,1 miliardi e pensa al dividendo rafforzato

Dopo i dati dei 9 mesi si tratta con la Bce per distribuire anche una cedola relativa al 2019
di Andrea Greco
MILANO — Intesa Sanpaolo non teme il Covid, neanche la versione seconda ondata. La maggior banca nazionale ha realizzato nel terzo trimestre 507 milioni di utile netto (oltre le attese medie del mercato, pari a 460 milioni), portando a 3,1 miliardi i profitti del 2020, «secondo migliore risultato nei nove mesi dal 2008», grazie ai costi operativi ancora in calo (-1,5%) e alla crescita dei ricavi da interessi e da commissioni.
Il viatico, conseguito «in un periodo di eccezionale complessità segnato dalle conseguenze della pandemia », come ha detto l’amministratore delegato Carlo Messina, conferma la banca «nel ruolo di motore al servizio della crescita inclusiva e sostenibile». E consente di confermare le previsioni di utile 2020 di almeno 3 miliardi, e 2021 di 3,5 miliardi. Tanti profitti, che si aggiungono ai 4,18 miliardi di utili realizzati nel 2019 e non distribuiti per il veto della Bce deciso sei mesi fa in risposta ai primi blocchi dell’attività economica, ha portato a 22 miliardi di euro il patrimonio eccedente i vincoli regolamentari; nel terzo trimestre, anzi, si sono aggiunti 3,3 miliardi, come valore di avviamento negativo (differenza tra il patrimonio netto e il valore di acquisto) di Ubi Banca.
Con quest’altra dote, che Messina parlando con gli investitori ha chiamato magic shield (scudo magico), la banca stima di rinforzare gli accantonamenti per perdite su crediti nei conti 2020, rafforzando la tendenza già in atto nel terzo trimestre, che li ha visti quasi raddoppiare a 853 milioni dai 473 del settembre 2019. Come ha notato l’ufficio studi di Ubs, questo cuscinetto aumenta la flessibilità della banca in caso di maggiori perdite su crediti per normalizzare il costo del rischio ». A fronte di tutto questo Intesa Sanpaolo ha reso noto che chiederà alla Bce, oltre al permesso di erogare il dividendo sul 2020, il via libera a distribuire una cedola dalle riserve dell’utile netto 2019. «Siamo convinti di essere una delle banche meglio posizionate per poter riprendere la distribuzione dei dividendi una volta avuta l’autorizzazione della Bce – ha detto Messina – . Ho sempre definito Intesa Sanpaolo come una macchina da utili, e in questo particolare momento, lo dimostriamo ancora di più». L’azione ha preso bene i messaggi, con un rialzo del 3,71%, a fronte di un calo dell’1,47% dell’indice Stoxx bancario europeo, che ha consentito a Intesa Sanpaolo di risuperare Banco Sandanter come seconda banca nell’area euro per capitalizzazione.
L’analisi dei numeri rafforza l’idea che sia la diversificazione dei ricavi a rendere il gruppo così resiliente. L’utile netto tra luglio e settembre, di 507 milioni, va a 546 milioni includendo per l’apporto bimestrale di Ubi (ma Intesa guadagnò un miliardo nel terzo trimestre 2019, in cui le rettifiche su crediti erano state la metà). Trascurando Ubi, per un raffronto omogeneo, il margine d’interesse trimestrale è salito a 1.818 milioni dai 1.741 milioni di un anno prima, anche per i maggiori volumi portati dai prestiti a garanzia statale, in essere per 24 miliardi; le commissioni fanno guadagnare 1.861 milioni, quasi quanto i 1.966 di un anno prima; la bancassicurazione rende 295 milioni (da 321). Solo le negoziazioni sui titoli propri, che avevano reso 480 milioni un anno fa, crollano a 121 milioni di utile, per il netto calo della volatilità sui titoli del Tesoro, di cui la banca è tra i primi detentori: insieme a Ubi ne ha per 52 miliardi su 103 miliardi titoli di Stato totali.
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