«I fumetti? Sono arte e io li porto agli Uffizi»

Schmidt continua nell’opera firenzecentrica di distruzione delle “periferie” culturali toscane (n.d.r.)

 

Schmidt senza confini. Il direttore della Galleria e l’accordo con Lucca Comics

Marco Gasperetti

FIRENZE L’accordo sarà siglato stasera durante l’inaugurazione, se pur in streaming causa Covid-19, di Lucca Comics & Games. E per la prima volta nella storia cinquecentenaria degli Uffizi, la blasonata Galleria inizierà una collaborazione con la rassegna di fumetti più seguita in Europa. Strisce e capolavori? «Certo perché molte sono le analogie tra fumetti e dipinti», risponde Eike Schmidt.

C’era da aspettarselo. Il teutonico direttore del museo fiorentino da tempo ha deciso di aprire la Galleria al pop, strizzando l’occhio all’universo giovanile e alle forme artistiche ad esso legate. Così, dopo essersi fatto fotografare davanti alla Medusa di Michelangelo Merisi con tanto di didascalia («conoscete qualcuno più rock del Caravaggio?»), aver invitato al museo Patti Smith, Elton John, Ben Harper, gli Imagine Dragons e altri mostri sacri della «musica elettrica», Eike ha deciso che era arrivato il momento di aprire le porte a manga, supereroi e persino al genere horror. «Gli Uffizi sono pieni di esseri ibridi, deformi, mostri grotteschi, creature spaventose, demoni e similari», conferma Schmidt che ha aperto un percorso intitolato Mostri, tra statue e capolavori sublimi e allo stesso tempo rabbrividenti.

Adesso, dopo aver scandalizzato ma anche incassato consensi per l’idea di invitare l’influencer Chiara Ferragni, ecco la nuova mossa con i fumetti. Che il direttore degli Uffizi, divoratore di libri rigidamente tipografici, ha apprezzato soprattutto da ragazzino. «Ero innamorato di Asterix e Obelix — racconta —. Non solo per la loro intelligente ironia ma per quel giocare su un latino maccheronico che io leggevo in tedesco da tedesco, anche se di Friburgo e dunque non lontano dalla Francia dei Galli».

A chi lo accusa di distruggere con queste trovate la sacralità dei musei in generale e della Galleria degli Uffizi in particolare, lui risponde con le parole del compositore austriaco Gustav Mahler: «Nell’arte bisogna tenere vivo l’incendio non adorare le fiamme. Chi parla di sacralità dei musei vuole venerare le ceneri. Noi vogliamo, invece, tenere vivo il fuoco dell’entusiasmo facendo dialogare grandi capolavori e arte popolare».

Che, poi, non è una novità. «Certo che no — spiega Schmidt —. Troviamo opere prototipiche dei fumetti nei codici miniati medievali, in alcuni quadri del ‘400 nordico. Ci sono i balloons, le nuvolette di testo, anche in alcuni dipinti antichi. E poi gli stessi comics sono stati contaminati dalla storia dell’arte e grandi maestri hanno trovato ispirazione».

L’idea

«Chi parla di sacralità dei musei venera le ceneri, noi teniamo acceso il fuoco»

Come non ricordare Milo Manara con la storia di Caravaggio e l’immagine di Tex di Giovanni Bonelli e Aurelio Galleppini simile a quel Guidoriccio da Fogliano dell’affresco di Simone Martini.

Ma c’è anche la lotta alla pandemia a spingere il direttore degli Uffizi ad esplorare altri mondi e altri spazi del Bello.

«Credo che tante forme d’arte apparentemente diverse l’una dall’altra — spiega — possano unirsi e allearsi. Perché lo spirito della creatività, antica, moderna e contemporanea, può aiutare ad affrontare il virus».

Oggi al Comics and Games Eike Schmidt porterà in mostra un autoritratto di Bernardino Nocchi, artista lucchese del Settecento, opera appena acquistata dalla Galleria. Nel dipinto si vede il pittore davanti a un quadro che lui stesso sta dipingendo. E anch’esso ricorda un fumetto.

Svolta pop

Gli inviti a Patti Smith, Elton John e Chiara Ferragni e l’attenzione al mondo giovanile

 

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