Finché Tomaso Montanari denunciava il collasso del sistema sanitario come il risultato di errori drammatici dei governi, oppure sottolineava come la fermata della fumigante macchina produttiva cinese si vedesse dallo spazio come un cielo ritornato azzurro, ne seguivamo attenti il pensiero, per arrivare a quello che forse era più complesso per noi vedere. Invece l’autore trova la chiusa al suo articolo sulla pandemia 2020 sul paradosso della bellezza delle città vuote, ferme, malate. Se non si trattasse di persona che si era fatta conoscere per darci letture sapienti del mondo dell’arte verrebbe da dire solo una parola, vergogna! Ma Tomaso Montanari quei musei, quei palazzi storici li conosce bene, ci vive dentro da storico dell’arte. L’autore ha quindi abbandonato il suo mondo per dare di gomito a sodali recenti, che discettano di overtourism quando tutti i turisti che arrivano in un anno a Firenze equivalgono a circa 15.000 cittadini in più (cioè il 2,5%) su 370.000 che sono gli autoctoni, parlano di centro svuotato per l’avvento del turismo di massa, riferendosi a un processo sociale di abbandono che è in atto da circa 50 anni.

Dal sindaco Nardella al “giornale” di CasaPound passando per l’ultraliberismo caricaturale del “Foglio” (abusivamente finanziato con i soldi dello Stato): questo il coro che si è levato contro le ultime frasi del mio articolo sulla lezione del virus. L’accusa: denunciare la turistificazione di Firenze sarebbe il vezzo di un radical chic che vuole la città tutta per sé, libera dai poveri turisti. Peccato che i veri dati dicano che ogni notte dormono mediamente nel centro di Firenze 33.600 turisti contro 18.600 residenti (dati 2017, ora i turisti sono di più). Quasi il 90% dei passaggi di proprietà prelude ormai all’apertura di attività ricettive, come quelle rappresentate dall’associazione del “negazionista” Salimbeni: alberghi travestiti da sharing economy, cioè il mondo degli airbnb e simili.

Ogni anno più di mille fiorentini abbandonano la residenza in centro storico: e non sono i radical chic (quelli la comprano, la casa in centro), ma i più poveri. Mentre in tutto il mondo si tenta, spesso con successo, di governare il turismo combattendo la turistificazione, una minoranza di proprietari fiorentini e un pugno di amministratori irresponsabili sopravvivono distruggendo la città di tutti, eliminando lo spazio pubblico e desertificando la democrazia. Chi vuol vedere il futuro di Firenze vada a Venezia: moribondo giocattolo per ricchi.