Fontana e Giorgetti si defilano Salvini resta solo alla festa leghista

Il governatore indagato non va alla kermesse di Cervia, accusa un malore e evita i giornalisti: “Ma non mollo” Il leader, tra un selfie e un bagno al Papeete, attacca i giudici e Renzi: “Lui sì che avrebbe bisogno di 200 avvocati”
di Carmelo Lopapa
MILANO MARITTIMA (RAVENNA) — Doveva essere il giorno di Attilio Fontana. Il più salviniano dei governatori, finito sotto inchiesta dalla procura di Milano per la sospetta donazione alla Regione dei camici dell’azienda del cognato, il leghista poi risultato titolare di fondi esteri. Un governatore in bilico ma difeso a spada tratta dal leader. E invece il presidente lombardo, all’angolo e in evidente difficoltà, ha dato forfait. Non si è presentato in serata sul palco della festa estiva del partito in Romagna a Cervia, a due passi dal Papeete e da Milano Marittima dove Salvini lo attendeva per un simbolico abbraccio. Non è il migliore dei momenti per presentarsi davanti ai giornalisti e rispondere alle domande, è il sospetto che circola insistente per ore sul litorale adriatico. Nel tardo pomeriggio ci pensa lo stesso Fontana a intervenire per spiegare. «Il mio fisico mi ha avvertito: Attilio prenditi qualche giorno di riposo. Sono quindi costretto a disdire tutti gli impegni di oggi e domani e l’incontro con la famiglia della Lega, pochi giorni di riposo e lunedì sono al lavoro come sempre», scrive su Facebook, sembra dopo un attacco di diverticolite. Solo un collegamento video di saluto ai militanti di Cervia dal salotto di casa. «Niente di grave, lo dico a chi ci sperava. Se qualcuno pensa che possa mollare per quanto mi sta capitando allora non ha capito niente», avverte alludendo all’inchiesta. Altro che dimissioni. Attacca anzi il governo «che ha cancellato ogni forma di democrazia».
Poche ore prima, nella conferenza stampa di presentazione della kermesse, Salvini aveva difeso a spada tratta il “suo” governatore. «Un galantuomo, sarà rieletto, anzi stra eletto tra due anni, l’inchiesta è surreale, frutto del desiderio di qualche magistrato e giornalista, è l’ennesimo attacco alla Lega». Il fatto è che la rinuncia del presidente lombardo anticipa quella, forse politicamente ancora più pesante, di Giancarlo Giorgetti. Il suo nome già campeggia sui manifesti, sarebbe stato il protagonista della quarta giornata, lunedì. E invece anche lui, non ci sarà. «Impegnato a Genova all’inaugurazione del Ponte», ha fatto sapere agli organizzatori, promettendo loro di farsi comunque vedere in una delle serate della kermesse, sottolinea il segretario e deputato romagnolo Jacopo Morrone, parlando ai giornalisti al fianco del leader. Un’assenza che comunque alimenta le voci sul rapporto non proprio idilliaco di questi mesi tra Salvini e il suo numero due, che gradirebbe poco o nulla la linea e le strategie imposte dal capo in questi mesi.
Un capo che si è presentato all’appuntamento con la stampa ancora scuro in volto, all’indomani del voto del Senato con cui è stato rinviato al processo per la Open Arms. Hotel Miami, di proprietà (come lo stabilimento appena di fronte del Papeete) dell’eurodeputato Massimo Casanova. Matteo Salvini si presenta in canotta del Cantù Basket dopo una corsa, poi si cambia al volo e indossa in fretta una camicia bianca. «Dite che sono nero, ma io sono qui felice con mio figlio». Poi comincia a menare. Contro giudici, giornali, contro Renzi, suo tormentone ormai. «Spero che il 3 ottobre a Catania non trovi a giudicarmi un Palamara, un cugino di Palamara, un’amante di Palamara », dice alludendo al processo Gregoretti che lo attende nel tribunale etneo, prima di quello palermitano per Open Arms. Racconta che «ci sono duecento avvocati disponibili a difendermi gratuitamente, forse organizzo un pullman, anche se già faccio fatica a parlare di avvocati: mai avuto una grana dall’esordio in Consiglio comunale a Milano nel 1993. Ora per sequestro di persona… ». Teme di essere messo fuori gioco dalla Severino? «Entra in vigore in caso di condanna definitiva, dovrei avere quattro guidici che mi condannano da criminale», giudice delle indagini preliminari incluso. «Conto di non andare neanche a processo, già due tribunali avevano archiviato ». Ma più che con la «minoranza della magistratura» che ce l’avrebbe con lui, se la prende con Renzi, è da lui che – anche se non lo dice chiaramente – si sente tradito per il voto al Senato (Iv si era astenuta in giunta): «Lascio a Matteo Renzi l’umore nero, lui sì che avrebbe bisogno di duecento avvocati coi guai giudiziari che ha, non so come dorma con la sua coscienza». Salvini? «Andrebbe salvato da se stesso», gli manda a dire l’ex premier.
Non tira una buona aria dentro e fuori la Lega. Eppure il segretario è convinto che dal Papeete possa tornare al governo, più o meno come un anno fa. «Tanto vinciamo già le regionali e torniamo al governo – sostiene – e una volta a Palazzo Chigi blinderemo ancora una volta i porti». In attesa, per il momento, si può tornare in spiaggia, a fare bagni e selfie
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