“Finalmente posso scegliere la mia fine”.

BIOTESTAMENTO
ROMA Gustavo Fraticelli ha la tv accesa nella sua casa romana, immersa nella quiete del parco della Caffarella. Ascolta le dichiarazioni di voto e quando la legge sul biotestamento viene approvata fa il segno della vittoria con le dita. «Finalmente, è stata una lunga attesa». Lui è malato da sempre e da vent’anni non riesce più a camminare, fa fatica a parlare, ha i movimenti scoordinati e la parola guarigione non è inclusa nella sua dose di speranza, ma dice: «Io amo la vita». Vuole subito metterlo in chiaro. PAGINA «Ho affrontato e ancora affronto enormi difficoltà ma non sono un “infelice” come chiamavano noi malati e handicappati solo qualche decennio fa. Io sono felice. Adesso. Ma quando non ci saranno più giorni buoni o anche non sarò più capace di prendermi cura intimamente di me stesso allora non avrà più senso per me resistere». E nelle sue parole sembra che la morte sia l’estremo omaggio alla vita. La malattia Si parla di vita e di morte, confini potenti e nello stesso tempo sottili, dimensioni che, ripete Gustavo «appartengono a ognuno di noi». «La scelta se continuare a vivere o morire non dipende solo da una malattia fisica, ma anche da uno stato mentale. La mia scelta non danneggerebbe altri, ma risponderebbe unicamente alla mia dignità personale. Ma questa sarà un’altra battaglia. Intanto oggi abbiamo portato a casa il primo risultato e come si dice? L’ottimo è spesso nemico del bene». Gustavo vive solo, con l’aiuto di due persone che vengono ad assisterlo, ha perso la mamma che aveva 17 anni e l’unica sorella ottantenne vive a Napoli. «Presto ho dovuto imparare a fare da solo e mia madre mi ha costretto a diventare autonomo, anche con durezza e la ringrazio sempre per questo». «Fare da solo», «prendersi cura di sé». Gustavo ripete spesso questi concetti, come fossero il fulcro della sua vita. «Lo sono». Le parole del Papa Gustavo ascolta le dichiarazioni di voto con attenzione. La lunga marcia è arrivata alla tappa finale. Da anni nell’associazione Luca Coscioni Gustavo si batte per questo giorno. Definisce i parlamentari ostinatamente contrari «atei devoti» e carica questo ossimoro di stupore. «Giovanardi, Quagliariello, Sacconi e Gasparri, parlano di “legge mostruosa”, “una strada che porta verso l’eutanasia”. E la cosa che non riesco a spiegarmi è come mai io che sono ateo do più valore allo spirito che alla biologia, mentre loro riducono la vita alla biologia, al corpo umano che funziona. Ma non è vera vita avere solo un cuore che batte. Sono sordi anche alle parole del Papa che si è espresso chiaramente dando un senso alla parola “pietas”». E cita a memoria il Pontefice: «Oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona». «Bene integrale, di questo si tratta. Noi siamo corpo e spirito e quando il disagio o il dolore fisico si fanno troppo potenti si può scegliere di smettere di soffrire. Ho visto amici devastati dal dolore, e tutto il loro essere ne veniva stravolto. Io posso accettare il dolore quando è finalizzato a qualcosa, ma non quando non ha nessun senso e quando non vi è un motivo per sopportarlo. Io non credo nella potenza di redenzione del dolore, ma rispetto chi la pensa diversamente da me e sarebbe giusto che questo rispetto fosse reciproco». Le battaglie future Gustavo ha già fatto testamento biologico, adesso dovrà depositarlo nuovamente secondo le disposizioni di legge. «Oggi ho 64 anni e la mia situazione è peggiorata ma mi sono sempre aggrappato alla vita e a quello che mi poteva dare e io potevo prendere. Ci tengo a rimarcarlo perché non ha senso fare passare questa legge, come anche la battaglia per l’eutanasia, per quello che non sono. Da come ne parlano sembrano il via libera a gite di gruppo verso la morte. Ma è il contrario: poter scegliere dà maggiore valore alla vita. Quella degna di essere vissuta».
La Stampa.