Fi e Pd spiazzati dalle nuove forme-partito fra leadership, Tv e social network.

 

L’ANALISI
La funzione dei partiti di opposizione è essenziale per un sistema costituzionale-democratico, come hanno rimarcato su questo giornale, pur con sottolineature diverse, Sergio Fabbrini e Roberto D’Alimonte. La faccenda si complica nel momento in cui essi devono fare opposizione a due partiti di governo che si presentano con caratteristiche nuove, o, per dirla in maniera più accademica, con una nuova “forma partito”.Si tratta di fenomeni piuttosto diversi. La Lega di Salvini si presenta come la riedizione, rivista e rafforzata, del partito del leader, in cui uno solo incarna tutto. In questi termini con c’era riuscito neppure Berlusconi, men che meno Renzi che pure ci avevano provato: essi avevano sempre avuto dei comprimari, cosa che “il Capitano” proprio non ha. Il Movimento Cinque Stelle si caratterizza invece per essere (o per apparire) come una piattaforma di lancio su cui può salire chiunque e fare carriera: non servono correnti, insediamenti rilevanti sul territorio, basta conquistarsi un piccolo numero di click nelle varie selezioni via internet, una cosa alla portata di chiunque.

Naturalmente ciò che li unisce è che la “consacrazione” per entrambi viene da un combinato fra TV e social piuttosto che da quella che una volta si chiamava “vita di partito” (le riunioni delle cellule, sezioni, circoli; le connessioni con una rete di associazioni di rappresentanza “collaterali”). Il vecchio modo di essere partito non affascina, a parte qualche nucleo di vecchi militanti, le ideologie classiche hanno finto la loro funzione di collante, e il successo elettorale e di opinione (almeno a stare ai sondaggi) dei due partiti di governo sembra certificare il successo dei loro nuovi modi di essere.

In questo contesto i partiti di opposizione non riescono a scendere sul nuovo terreno. Né Fi, né tanto meno il Pd riescono ad essere un partito del leader. Nel primo caso la figura di Berlusconi è ingombrante, onusta di gloria passata, ma non più in grado di esercitare una vera leadership. Nel secondo caso vediamo una confederazioni di tribù politiche, più ancora che di correnti, intente a disputarsi il controllo di quel che resta del territorio del partito. Bruciata la capacità di leadership di Renzi (col suo attivo contributo, bisogna dirlo), non si vede emergere alcuna figura capace di aggregare attorno a sé almeno la comunicazione dell’immagine del partito.

Quanto a diventare il canale di raccolta e di promozione di una nuova classe dirigente presa direttamente dalla società civile nemmeno a parlarne. Vale per Fi, vale per il Pd: ci sono nelle rispettive strutture posizioni ormai professionalizzate che non possono essere messe da parte, per la semplice ragione che fuori dai ruoli di partito non troverebbero alternative equivalenti per posizione, prestigio e, vogliamo dirlo, reddito. Vi è poi un dato da non sottovalutare: in passato l’immissione di sangue nuovo poteva trovare opportunità in un allargamento delle fortune elettorali di Fi e Pd. Ridotti come sono a dimensioni assai contenute, non hanno posti marginali o supplementari da offrire a chi si unisse a loro. A parte qualche rara eccezione, non vedono perché lasciar a casa qualche vecchio e fedele politico in servizio per far posto a forze nuove. Nei casi non frequenti di ritiro volontario per ragioni di età o altro, c’è poi da premiare la schiera di coloro che hanno servito nelle seconde e terze fila dei partiti, gente in genere non proprio rappresentativa del dinamismo della società civile.

In più le opposizioni hanno ormai perduto i loro tradizionali collateralismi, perché le associazioni di categoria o di rappresentanza sociale preferiscono tenersi le mani libere per correlarsi e trattare con qualsiasi governo.

In queste condizioni Fi e Pd dovrebbero trovare la via per innovare a fondo il loro modo di essere partito: solo così potrebbero inserirsi con qualche speranza nella domanda di cambiamento e rinnovamento che ormai domina i trend per il momento consolidati della politica italiana.

Il Sole 24 Ore. www.ilsole24ore.com/

 

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