Dieci viaggi in Italia. Con la Sormani di Milano

La Biblioteca Sormani ha selezionato dieci testi in tutto. Diari di viaggio veri e propri che si trasformano in «guide curiose e ispirate». Fruibili certo durante l’estate, periodo solitamente di elezione per tale genere di lettura, ma forse ancora più gradevoli ora, mentre lentamente il tempo volge all’autunno con le piogge, le foglie ingiallite e tutto il resto. Le pagine delle opere suggerite imprigionano la luce facendola parte essenziale del paesaggio. Descrivono con pienezza caratteri, costumi e abitudini. Mettono su carta e consegnano vedute panoramiche da scoprire o da ritrovare. Per aprire a tutti questo patrimonio, la Biblioteca ha approntato delle pratiche schede. Ciascuna dedicata a uno scrittore, fornisce i link che agevolano la prenotazione dei libri e, in aggiunta, l’indicazione di articoli di periodici che trattano l’argomento. Riproduzioni degli stessi articoli possono essere richieste tramite BiblioDelivery.

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I titoli proposti fanno scattare istintive associazioni di idee. Ricordi di altre letture, suggestioni iconografiche, memorie di luoghi visitati di persona. Danno pure l’occasione per lavorare di fantasia, inaugurando così una bella avventura della mente. Si comincia da Guy de Maupassant e il suo «La vita errante» (Lucarini 1988). Già la scheda conduce in un mondo e lo descrive al lettore: «di fronte al caotico e rumoroso spettacolo di Parigi invasa dai visitatori dell’Esposizione Universale del 1889, Maupassant decide di fuggire e si rifugia a bordo del suo battello, sul Mediterraneo, per fare rotta verso il sud». Si avventura verso nuovi lidi. Si reca in Liguria e Toscana, arriva fino in Sicilia. Una aspirazione a ritrovarsi nella quale non è da solo: con lui «anche noi viaggiamo verso sud, alla ricerca di tranquillità, ammirando visioni da sogno, ma costantemente confrontati con una palpitante umanità».

Il viaggio successivo è quello compiuto da Charles Dickens. Le sue «Lettere dall’Italia» (Archinto 1987) contengono le impressioni che egli veniva comunicando ai suoi amici inglesi. Le lettere lo restituiscono tutto preso tra «il divertimento, gli stupori e le perplessità». Nel racconto si concentrano le emozioni, tradotte in parole.   Con «Vedere l’Italia» di Hermann Hesse (Guanda 1995) si seguono visite ripetute che si svolsero dal 1901 al 1914. Tra Ravenna, Padova, Pisa… Giorni sui quali incide e pesa molto l’«ansia vissuta nei momenti di difficoltà dovuti alla mancanza di denaro». Con Henry James e le sue «Ore italiane» (Garzanti 1984) ci si imbatte, spiega la scheda, in un «“pellegrino appassionato” affetto da un incurabile “mal d’Italia” (“the luxury of loving Italy”)». James visitò l’Italia tredici volte. Conservando uguale e forse crescente entusiasmo. Tra le sue mete, la magica e abbacinante Capri.

Dieci viaggi in Italia. Con la Sormani di Milano

Margherita Boccapaduli, una viaggiatrice italiana del Settecento. Tra i testi scelti dalla Biblioteca Sormani il suo diario che ha titolo «Una marchesa in viaggio per l’Italia» (Garzanti 1984). La marchesa Boccapaduli si mosse insieme ad Alessandro Verri «poco prima dell’arrivo delle truppe napoleoniche». Fu una vera dama dei Lumi, «totalmente autodidatta», interessata alle letture classiche e alle scienze naturali. Il suo diario è lo sguardo attento di una donna colta rivolto alla vita quotidiana del tempo.  Certo di gran lunga più noto, Herman Melville. Il suo «Diario italiano» (Opere nuove 1964) ha una ragione in più per essere seguito con attenzione: «è costruito come una soggettiva in tempo reale». L’inquietudine che in quel periodo l’Autore di «Moby Dick» stava attraversando, traspare dalle pagine con evidenza. È tema dominante. La scheda spiega che era «immerso, in quel particolare momento della sua vita, in una profonda crisi esistenziale, specchio e misura della sua anima tormentata e irrisolta». John Ruskin nei suoi «Viaggi in Italia: 1840-1845» (Passigli1985) si applica a riportare «le bellezze dell’Italia e dei suoi tesori d’arte, lo stato delle sue città e le condizioni di vita della sua gente». Il volume contiene i viaggi di Ruskin del 1840 e del 1845. Valore aggiunto, lettere, schizzi e acquerelli. Ruskin, spiega la scheda, osserva l’Italia prima che il Risorgimento ne cambi molti aspetti. Il libro permette quindi, tra l’altro, «di riprendere possesso di un’Italia perduta».

«I giardini in Italia» (Sellerio 2002) custodisce un testo redatto da George Sand nel 1855. L’edizione include la riproduzione del manoscritto e «i disegni originali». Nucleo essenziale delle annotazioni dell’Autrice, puntualizza la scheda, «la descrizione di alcuni giardini dell’Italia centrale e una memoria sui boschi con riflessioni sulla natura di sensibilità ecologistica ante litteram». Una serie di spunti validi anche oggi. È di Mark Twain «In questa Italia che non capisco» (Mattioli 1885 2016). La stesura che ci riguarda consiste in alcuni capitoli «particolarmente interessanti» dedicati proprio al nostro Paese e tratti da “The innocents abroad”, «colossale libro di viaggio pubblicato a puntate nel 1869». Twain passa per svariate città italiane restando sempre piuttosto insensibile alle seduzioni della nostra cucina. Al contrario, sorprende e si distingue «difendendo la cucina americana anche di fronte a un piatto di pasta».

A concludere la selezione della Biblioteca Sormani, Simone Weil con il «Viaggio in Italia» (Castelvecchi 2015). La presentazione condotta sulla scheda è ricca di significato e tiene ben conto del carattere della pensatrice. «Nel 1937 Simone Weil decide di visitare l’Italia, perché, come scrive ai suoi genitori, “quando si è veramente sognato di fare una certa cosa, poi bisogna farla: è la mia morale”. Per la giovane filosofa il viaggio è una tregua, che segue le dure esperienze del lavoro in fabbrica e della Guerra Civile Spagnola, ma anche ispirazione di alcune fondamentali intuizioni: la nozione di forza come chiave interpretativa della storia dell’Occidente, l’interesse per la filosofia e la tragedia greca». Inoltre, la lettura delle considerazioni raccolte dall’Autrice nel libro «aiuta a comprendere in che modo il breve soggiorno in Italia si sia rivelato uno snodo fondamentale nella sua vita e nell’evoluzione del suo pensiero».

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