Con Unicredit i 3000 esuberi sarebbero stati del Monte

Esuberi a Unicredit la svolta sul digitale porta tremila tagli
carlotta scozzari
Dopo che a ottobre il disegno di nozze è andato a monte, le strade di Unicredit e Mps procedono per ora separate. E se l’istituto di credito guidato da Andrea Orcel è alle prese con il nuovo piano industriale che sarà presentato il 9 dicembre, Siena festeggia in Borsa la ripresa dei contatti tra il ministero dell’Economia, azionista di controllo al 64%, e la Direzione generale per la concorrenza Ue, finalizzati a definire il riassetto del gruppo. Secondo indiscrezioni dell’agenzia Bloomberg, Unicredit starebbe per annunciare una riduzione della forza lavoro di 3 mila unità in Italia e all’estero (87mila i dipendenti del gruppo), concentrata nelle direzioni centrali. I numeri sarebbero ancora in fase di elaborazione, ma dovrebbe trattarsi di uscite su base volontaria, da attuare tramite prepensionamenti e con la previsione di nuove assunzioni. «Verificheremo le eventuali motivazioni – commenta il segretario generale della Uilca, Fulvio Furlan – e in ogni caso chiederemo che le uscite avvengano attraverso il fondo esuberi volontario (finanziato dal settore bancario, ndr) e con nuove assunzioni per il mantenimento dell’occupazione». Da ricordare che le ultime trattative sindacali si sono chiuse con l’accordo di un nuovo ingresso a fronte di due esuberi. Il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, si attende che il nuovo piano di Unicredit abbia una forte impronta digitale, aspettativa coerente con la possibilità di una nuova tornata di uscite: «Sappiamo che il digitale avrà un ruolo importante nella strategia del gruppo – afferma – ma all’ad Orcel diciamo che l’implementazione dei modelli di servizio incentrati sulle nuove tecnologie deve essere graduale». Nel frattempo, complice l’ottimismo degli analisti sul primo piano industriale targato Orcel, i titoli Unicredit ieri in Borsa sono saliti del 4%, rispetto al rialzo del 2,16% realizzato dal Ftse Mib grazie anche alla possibilità, sul fronte della pandemia, che la variante Omicron risulti meno temibile delle aspettative. «Le azioni Unicredit sono tra le poche ancora ben al di sotto dei livelli pre-Covid. Siamo ottimisti sul riposizionamento del nuovo piano» scrivevano, per esempio, ieri gli analisti di Mediobanca. Ma il maggiore rialzo di Piazza Affari, tra le banche, lo ha messo a segno Mps, che ha guadagnato il 16,7% (dopo avere toccato anche un +20%), allontanandosi così dai minimi storici raggiunti nelle ultime settimane. A Borsa chiusa, l’agenzia di rating Fitch ha fatto sapere che l’istituto senese non è più in osservazione con la prospettiva di un taglio del giudizio (in gergo “credit watch negativo”), perché «i rischi si sono ridotti dopo che la banca è ritornata alla redditività, ha implementato azioni per rafforzare il patrimonio e diminuito i rischi legali, con l’effetto che la carenza di capitale si è ridotta e la sua emersione è stata rinviata al 2023». In generale, il mercato sembra scommettere sul via libera da parte dell’Ue alla permanenza del Tesoro nel capitale oltre la scadenza, al momento ancora fissata a fine 2021, e quindi a giorni. Il ministero guidato da Daniele Franco, in particolare, punterebbe a una proroga di oltre due anni, così da disporre del tempo necessario per disegnare un piano che a detta degli analisti potrebbe prevedere una ricapitalizzazione sui 3 miliardi, passando da una vendita delle attività. E qui potrebbe tornare in scena proprio Unicredit.
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