Giustizia e Pa
Nel suo primo discorso sullo Stato dell’Unione, la presidente della Commissione dà indicazioni chiare alle capitali che in questi giorni stanno mettendo a punto le linee-guida dei progetti da finanziare con i fondi Ue. Almeno il 37% delle risorse dovrà andare alle spese in linea con gli obiettivi climatici (il Consiglio europeo aveva fissato l’asticella al 30%), almeno il 20% al digitale (i leader non avevano stabilito una quota minima) e il resto servirà a realizzare le riforme indicate dalla Commissione nelle sue raccomandazioni. Per l’Italia, tra le altre cose, «migliorare l’efficienza del sistema giudiziario e il funzionamento della pubblica amministrazione», ma anche «rafforzare la resilienza e le capacità del sistema sanitario».
I bond per finanziarsi
Sul clima, von der Leyen vuole dimostrare che «il Green Deal è il nostro modello per realizzare la trasformazione». E ha fissato due obiettivi. Innanzitutto gli Stati Ue dovranno tagliare le emissioni nocive del 55% entro il 2030. «So che per alcuni è troppo e per altri è troppo poco», ma la presidente della Commissione considera l’obiettivo realistico: «La nostra valutazione d’impatto dimostra che l’economia e l’industria sono in grado di gestire la situazione». L’altro obiettivo è legato al Next Generation EU: la Commissione raccoglierà il 30% dei 750 miliardi attraverso Green Bond.
L’Italia citata quattro vole
Nel suo discorso di oltre un’ora, la tedesca ha riservato un trattamento particolare all’Italia, citata ben quattro volte. In una di queste ha annunciato – d’intesa con Giuseppe Conte – un vertice mondiale sulla Salute che si terrà il prossimo anno nel nostro Paese durante la presidenza del G20. «Se l’Italia ospita questo summit, ma non usa il Mes, non è credibile» commenta con un pizzico di sarcasmo l’eurodeputata del Pd, Patrizia Toia. Esultano invece i Cinque Stelle per l’annuncio (già fatto lo scorso anno) della volontà di introdurre un salario minimo, progetto di cui il Movimento rivendica la paternità. Von der Leyen ha però spiegato che sarà adottato «nel rispetto delle competenze e delle tradizioni nazionali». Senza troppe intrusioni di Bruxelles, dunque.I diritti
Suscita grandi attese in Italia anche il nuovo Patto sull’immigrazione. Sarà lanciato mercoledì prossimo e von der Leyen promette che «cancellerà il regolamento di Dublino». Non è ancora chiaro in che direzione andrà, di certo si punta a una gestione più coordinata dell’asilo e dei rimpatri. «Salvare vite in mare – ha sottolineato la presidente – non può essere facoltativo. E i Paesi che lo fanno hanno bisogno della solidarietà degli altri». Ma poi bisognerà «distinguere chi ha diritto all’asilo e chi no»: questi ultimi andranno rimandati nei Paesi di origine, con i quali l’Ue cercherà di intensificare gli accordi di riammissione, vero nodo che ostacola i rimpatri. «Noi facciamo un passo avanti – ha avvertito – e mi aspetto che gli Stati facciano lo stesso».
Le nuove famiglie
In Aula Ursula von der Leyen ha ingaggiato un corpo a corpo dialettico con l’estrema destra su razzismo e odio, mentre ai governi ha chiesto maggiore coraggio in politica estera: «Dobbiamo abbandonare l’unanimità per le decisioni che riguardano sanzioni e diritti umani». Difficilmente sarà ascoltata. Idem sui diritti civili: la Commissione spingerà per il riconoscimento in tutta Europa delle famiglie omogenitoriali: «Se sei genitore in un Paese, lo sei in tutti i Paesi», dice la presidente. Buoni auspici destinati però a scontrarsi con la realtà.