Ceccardi, una ripartenza all’attacco «Chi non mi voleva poteva dirlo»

«Le critiche interne dopo il voto? Se preferivano Topolino…». E per la guida della Lega cita Conti

 

Un mese e mezzo dopo le elezioni regionali, Susanna Ceccardi è sempre Susanna Ceccardi. «Vedo che il signor Eugenio (Giani, ndr ) fa un po’ lo scaricabarile sulle decisioni da prendere sull’emergenza Covid. Non dite che non ve lo avevo detto, eh… Dopodiché io mi auguro per i toscani che lui gestisca le cose al meglio», dice l’europarlamentare leghista. «La mia sconfitta? Abbiamo fatto una campagna elettorale bellissima, ma qui il Pd e la sinistra sono radicati».

Ceccardi, sono passati oltre 50 giorni dalla sconfitta alle Regionali. Per dirla con una famosa frase di «C’era una volta in America» di Sergio Leone, che cosa ha fatto in tutte queste settimane?

«Ho fatto l’inserimento all’asilo della mia bambina, poi sono tornata a Bruxelles — prima avevo lavorato da remoto — per partecipare a commissioni e sedute plenarie dell’Europarlamento, ho fatto alcune riunioni con i militanti della Lega».

Ora che è tutto finito, può essere sincera fino in fondo: ha creduto davvero nella vittoria o sapeva, sondaggi riservati alla mano, che avrebbe perso?

«No, no. Io ci ho sperato e creduto fino alla fine, perché le sensazioni sul territorio erano incredibilmente positive. In questi giorni ho maturato un’analisi più complessiva sul risultato. Partiamo dai numeri: noi abbiamo vinto in cinque province su 10 e in 120 Comuni, molti dei quali non amministrati dal centrodestra. Abbiamo perso la Regione per 140 mila voti, di cui 117 mila nell’area fiorentina».

Quanto hanno pesato le sue prese di posizione definite «anti fiorentine» dai suoi avversari? Col senno di poi, ribadirebbe ad esempio i suoi dubbi sul masterplan per lo sviluppo di Peretola?

«Noi sapevamo in partenza che l’area di Firenze sarebbe stata la più ostica, ma non perché io sono anti fiorentina, che non è neanche vero. Lo sapevamo perché siamo sempre andati peggio a Firenze, basta vedere le elezioni comunali dell’anno scorso dove c’era un candidato sindaco fiorentinissimo, non pisano né di Torre del Greco (il Comune dove è nato il sindaco Nardella, ndr ). Il fatto è che in questa area il Pd e la sinistra sono molto radicati. E poi attenzione a un altro dato: nel 2015 la somma dei voti della sinistra di Tommaso Fattori e dei Cinque Stelle arrivava al 21 per cento, mentre a settembre si è fermata all’8 per cento. C’è stato uno spostamento di consensi a favore di Giani, che ha vinto grazie alla sinistra estrema, altro che moderati… Anzi direi che i moderati hanno votato noi, come dimostra il risultato di Lucca — da sempre città “bianca” — dove abbiamo prevalso per ben 11 punti. Purtroppo abbiamo perso. C’è anche da considerare il contesto politico generale nella pandemia: a parte le Marche, sono state premiate le forze politiche che hanno gestito l’emergenza».

Però subito dopo le elezioni nel centrodestra sono partite i distinguo e le critiche sulla sua campagna elettorale.

«Quando vinsi a Cascina, la sera in piazza vidi gente che non avevo mai visto. Le vittorio sono di tutti, le sconfitte di uno solo. Va così. Detto questo, io dalla coalizione mi sono sempre sentita sostenuta. Antonio Tajani e Giorgia Meloni mi hanno fatto i complimenti per la “splendida campagna” che abbiamo fatto. Francamente le critiche postume di qualche esponente minore del centrodestra lasciano il tempo che trovano».

Le critiche arrivate dall’interno della Lega però l’hanno fatta arrabbiare eccome…

«A marzo i segretari provinciali, i parlamentari, i consiglieri regionali e i sindaci firmarono un documento per proporre la mia candidatura. Se non erano convinti, ci dovevano pensare prima. Non dico che dovevano dichiararlo a voi giornalisti, ma almeno all’interno del partito. Potevano dire: è meglio Topolino di lei, avremmo candidato Topolino… (ride )».

E Salvini cosa le ha detto?

«Che è stata una campagna bellissima e che ne ha fatte tante ma di così appassionate ne ha viste poche».

Ma non c’è una cosa della sua campagna che rifarebbe in modo diverso?

«La mia lista civica ha avuto poco tempo per farsi conoscere e col senno di poi forse avrebbe avuto più consensi se nel simbolo ci fosse stato il mio nome. Anche se devo dire che i candidati hanno fatto il massimo».

Due settimane dopo la sconfitta alle Regionali, è arrivata quella nella «sua» Cascina. È stata una punizione nei suoi confronti, visto che ha lasciato lo scranno di sindaco per andare a Bruxelles?

«Guardi, io Cascina la conosco bene. Ci sono nata e cresciuta, ci ho fatto politica di opposizione e di maggioranza. Cascina era uno dei posti più rossi di tutta la Toscana. Nel 2016, dopo 5 anni di malgoverno del Pd e in piena epoca renziana, c’erano molte divisioni e molti mal di pancia nel centrosinistra. Ci fu un’affluenza molto bassa e al primo turno il centrosinistra prese il 42 per cento, noi il 28. Io poi vinsi il ballottaggio per 101 voti. Alle elezioni del settembre scorso, al primo turno il centrodestra ha preso il 32 per cento e il mio ex vicesindaco, che correva da solo ma sempre di centrodestra è, il 9. Insomma rispetto a 4 anni fa siamo molto cresciuti elettoralmente. Poi al ballottaggio il Pd ha fatto l’alleanza con il M5S e la sinistra estrema, e in zone dove il Pci era così radicato come a Cascina, diventa molto difficile vincere se il centrosinistra è tutto unito…».

Dopo Cascina, lei ha deciso di lasciare anche il Consiglio regionale per tornare a Bruxelles. E la Lega ci ha pure rimesso un seggio a favore di Fratelli d’Italia. Eppure in diversi, anche nel Carroccio, le suggerivano di restare in Toscana per guidare l’opposizione.

«Le valutazioni da fare sono tante. La prima è che la Lega e il centrodestra sono rappresentati a tutti i livelli, dal Consiglio regionale al parlamento italiano a quello europeo. Invece, senza di me a Bruxelles, il centrodestra toscano non avrebbe alcuna rappresentante in Europa e la Toscana sarebbe rappresentata solo da Bonafè e Danti. Ecco perché il Pd voleva che restassi in Consiglio regionale».

Ma lei avrà un ruolo nel centrodestra toscano?

«Una settimana fa sono stata nominata nella segretaria politica di Salvini con l’incarico di coordinare sindaci e amministratori locali del centro Italia: per me è un onore. Comunque ho iniziato a far politica attaccando i manifesti e dando volantini: continuerò a fare la militante».

Nella nuova segreteria politica Salvini ha chiamato anche il sindaco di Pisa Michele Conti, un profilo molto diverso dal suo. Può essere lui il prossimo leader della Lega toscana?

«Con le esperienze che ha fatto e le competenze che ha, Conti può fare qualsiasi cosa».

 

 

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