Caos vaccini.

Ogni Regione fa da sé, rebus per le famiglie Privacy, sì del Garante allo scambio dei dati. Chi ha figli senza le iniezioni obbligatorie a Torino si vede fissare l’appuntamento a Palermo viene convocato a colloquio a Bolzano può entrare in classe lo stesso.
di MICHELE BOCCI
In Italia ci sono tra 1,5 e 2 milioni di famiglie in apprensione per un termine ormai vicinissimo, il 10 settembre. Per raggiungerlo e superarlo indenni, però, non devono seguire tutte la stessa strada, sono ben 20 i percorsi pensati per loro. E cambiano a seconda di dove vivono. Probabilmente in nessun ambito come in quello delle vaccinazioni obbligatorie l’autonomia delle Regioni ha fatto un tale sfoggio di originalità. Raccomandate Asl ai cittadini, colori per identificare chi è in regola e chi no, documenti da scaricare dai siti, scuole che comunicano liste di alunni alle Asl, Asl che comunicano liste di non vaccinati alle scuole, visite a casa, proroghe, telefonate che mettono tutto a posto: la casistica è quasi infinita. Ognuno è andato avanti da solo, creando il proprio percorso di “semplificazione”. Solo in rari casi le indicazioni per le famiglie si assomigliano ma è evidente che le Regioni non si sono molto consultate sul tema. E così tra i cittadini crescono dubbi e apprensione.
In base alla legge sull’obbligo vaccinale voluta dalla ministra alla Salute Beatrice Lorenzin, i genitori dei bambini che vanno al nido o alla materna nell’anno scolastico 2017-2018, appunto tra un milione e mezzo e 2 milioni di alunni, perché i figli possano frequentare, devono presentare entro il 10 settembre alle scuole la documentazione ritirata dalla Asl o dal pediatra di famiglia. E così certificare che le vaccinazioni sono state tutte fatte, oppure che sono state evitate per problemi di salute, o infine che sono state almeno prenotate. Inoltre, si può anche autocertificare che tutto è in regola per poi portare le carte l’anno prossimo.
Questo è lo schema di base, le Regioni si sono poi lanciate in innovazioni che vorrebbero venire incontro ai cittadini. Il risultato non è stato raggiunto ovunque, visto che ogni giorno migliaia di persone chiamano le Asl per avere informazioni, tante passano dai pediatri (quelli rientrati dalle ferie) per sapere cosa fare, e pure le scuole iniziano ad essere prese d’assalto. Solo il numero verde istituito dal ministero per dare notizie sulla legge (il 1500) riceve 800-1.000 chiamate al giorno. Tantissime sono quelle di cittadini del Lazio che non riescono a parlare con la loro Asl.
Nel giro di pochi giorni, potrebbe essere il Garante della privacy a mettere un po’ di ordine nella situazione. È infatti molto atteso, e secondo indiscrezioni sarà positivo, il suo parere su quanto vogliono fare alcune Regioni, come Toscana, Sicilia ed Emilia-Romagna. Si tratta di una procedura prevista nella legge sull’obbligo solo a partire dal 2019-2020. L’idea è quella di escludere completamente i genitori dalla fase precedente all’iscrizione. Gli Uffici scolastici regionali comunicano alle Asl l’elenco degli iscritti alle varie scuole, l’ufficio d’igiene verifica sull’anagrafe vaccinale chi è in regola e rimanda alla scuola i nomi, specificando chi può iscriversi senza problemi e chi no. I genitori dei giovani ai quali manca almeno un vaccino, come prevede la legge, sono invitati a colloqui e poi a fissare gli appuntamenti per mettersi in regola. Chi ha il libretto a posto, invece, non deve fare assolutamente nulla. Questo meccanismo è sicuramente quello che va verso la semplificazione, almeno per i genitori, ma si temeva che il Garante, che nei giorni scorsi pareva preferire soluzioni diverse, bloccasse tutto, in particolare la trasmissione dei nomi degli alunni. E invece a quanto sembra dall’Authority arriverà a breve un sì. A quel punto altre Regioni potrebbero scegliere questo percorso e ci sarebbe una maggiore omogeneità.
A frequentare la scuola dell’obbligo sono oltre il doppio di coloro che frequentano nido e materna, più di 5 milioni di persone. Il numero di bambini e giovani da vaccinare secondo le diverse stime viaggia tra i 600 e gli 800mila. Per chi va a elementari, medie e primi due anni di superiori il termine fatidico è più avanti, il 31 ottobre. E soprattutto chi non è in regola, anche volontariamente, non viene lasciato fuori dalla scuola, ma paga una multa.
Fonte: La Repubblica, https://www.repubblica.it