Calenda: Giani? Profilo debole. Il governo ha mollato la Toscana

il colloquio

L’ex ministro oggi alle Pavoniere di Firenze per presentare il suo nuovo libro «Da Pitti al turismo della bottiglietta d’acqua, l’esecutivo Conte è assente»

Giorgio Bernardini

 

Carlo Calenda boccia il governo che «ha abbandonato la Toscana» e spiega le proprie ricette per rivitalizzare manifattura e turismo di questa regione, precisando che «non si alleerà mai con Matteo Renzi» e che il suo movimento, Azione, «non si impegnerà per sostenere attivamente Eugenio Giani alle elezioni regionali», che considera «un candidato troppo debole dal punto di vista amministrativo». Ne ha per tutti l’ex ministro allo Sviluppo economico, che stasera alle 19 presenterà il suo nuovo libro, «I Mostri», edito da Feltrinelli, alle Pavoniere a Firenze. L’ex ministro vede la politica «inchiodata allo scontro culturale fra guelfi e ghibellini» che fotografa l’incomunicabilità fra gli schieramenti da cui invece si dovrebbe pretendere uno scatto per l’unità nazionale: «Ce ne sarebbe bisogno, ma in Italia non si può fare perché c’è una continua guerra civile a bassa intensità tra destra e sinistra: si parla ancora di fascisti e comunisti, unico Paese in Occidente. Gli elettori dei due schieramenti si odiano». E allora l’europarlamentare prova a dare una scossa sui temi dall’esterno.

E proprio a Firenze non si può ignorare il tema del turismo: «Sarà un ambito più colpito per un periodo più lungo, perché è un fenomeno che non si ferma con la perdita di questa stagione. Abbiamo suggerito al governo — racconta — di attuare dei piani specifici prolungando la possibilità di accedere alla cassa integrazione per i settori che dipendono dal turismo fino almeno all’estate prossima e mettendo in piedi un sistema che dia la preferenza nell’utilizzo delle garanzie bancarie a chi proviene dal settore turistico, oltre a rimborsar loro Imu Ires e Irap». Ma al di là del Covid c’è un modello che richiede modifiche: «A Firenze c’è il problema del “turismo da bottiglietta d’acqua”. Vanno limitati i flussi che non portano vantaggio per la città, va mantenuta alta l’offerta nel centro storico e Dario Nardella su questo forse aveva già cominciato a ragionare».

La nuova crisi tuttavia ha colpito anche la manifattura toscana: «Il governo — protesta Calenda — ha fatto un disastro. Su 400 milioni di garanzie bancarie promesse ne ha erogati solamente 50. Il fondo perduto, già ridicolo come importi, esclude le aziende con più di 5 milioni di euro di fatturato, cioè quelle che esportano: una decisione stupida. L’unico motivo per cui viene proposto questo modello è che nessuno di questi al governo ha lavorato un giorno in un’impresa in vita sua. Esiste poi — approfondisce Calenda —un pregiudizio antindustriale: basta vedere la propensione alla nazionalizzazione di qualunque roba, la stessa per cui Luigi Di Maio ha teorizzato che le imprese medie non dovessero esser supportate, una cretineria».

Ai tempi del suo impegno da ministro Calenda aveva cercato di valorizzare l’esperienza di Pitti, che proprio in queste ore prova a reagire agli stop con una soluzione online (Pitti connect): «Ne ho parlato con gli imprenditori della moda e loro sono totalmente abbandonati. Sul sistema delle fiere, quando ero ministro, avevamo fatto lavorare insieme Firenze e Milano, ma questi governi non se ne sono più occupati perché hanno l’idea fessa che la moda sia un settore di lusso. Ma — contrattacca Calenda — si tratta di un settore industriale straordinario che dà il lavoro a un sacco di gente. Non si vogliono le imprese medio grandi, non si vogliono le imprese di lusso: il Paese lo mandiamo avanti con cosa, con i redditi di cittadinanza?».

In quel governo tuttavia il premier di Calenda era Matteo Renzi, che l’aveva scelto e che era anche il riferimento politico del suo attuale sodale Matteo Richetti (con cui ha fondato Azione). Ma le ere politiche cambiano velocemente e l’ultima volta che Calenda e Renzi si sono incrociati — alla festa del Foglio a Firenze — se le sono date di santa ragione. «Tutti mi chiedono di lui, che devo dire? Renzi ha scelto, come rivendica, di dar vita come regista a questo governo con i 5 Stelle, anche se la mattina fa finta che non è vero e il pomeriggio vota i provvedimenti. Per questo non ho nessuna intenzione di allearmi con lui, nemmeno in Toscana». Però, in Puglia, Azione e Italia Viva corrono per lo stesso candidato, Ivan Scalfarotto. Cosa ha impedito che succedesse anche in Toscana? «Abbiamo lasciato ai nostri sostenitori la libertà di sostenere Giani, ma non è una cosa su cui si impegnerà Azione. Non mi pare che il suo profilo dal punto di vista amministrativo sia abbastanza forte. Certo, l’alternativa è il disastro cosmico: non affiderei a Susanna Ceccardi nemmeno la gestione di una drogheria».

 

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