«Matteo usa la tv come una scusa. Faccia qualcosa di centrodestra».

di Marco Galluzzo

Tajani: da noi una questione politica, lui vuole nascondere il decreto Dignità

 

roma Antonio Tajani, come si sblocca la situazione in Rai?

«Il problema che abbiamo posto è politico, e non ha nulla a che vedere con la coalizione di centrodestra, perché il presidente della Rai deve essere nominato da una certa maggioranza».

Salvini vi accusa di aver tradito e di esservi schierati con il Pd.

«Ma quale tradimento, pensi piuttosto al programma di centrodestra per il quale è stato votato, finora hanno solo fatto un decreto di stampo vetero sindacalista anni 70, che farà perdere al Paese anche più di 100 mila posti di lavoro. La Rai sta diventando la scusa per non parlare di tutto il resto».

Cioè?

«Parlano di Rai per nascondere il decreto dignità, non caschiamo nella trappola. Piuttosto questo governo faccia qualche cosa di centrodestra. Per noi non c’è alcuno scontro, abbiamo posto un problema politico, e siamo convinti che il centrodestra sia ancora in piedi, la mia vita intera è alternativa alla sinistra. Non c’è alcun accordo con la sinistra».

Però il vostro voto ha di fatto paralizzato la tv pubblica.

«Non direi proprio, anzi. Fra l’altro il presidente della Rai non ha grandi poteri, non ha nessuna capacità di operare reali cambiamenti. Le accuse di Salvini ricordano la parabola del lupo di Fedro, superior stabat lupus..».

E voi sareste l’agnello che non ha nulla da rimproverarsi?

«Guardi, noi siamo sempre nel centrodestra, è la Lega ad avere fatto il governo con i grillini. Quella di Salvini mi pare solo una scusa».

Nella Lega parlano di Opa nei vostri confronti.

«Segnalo che alla Camera siamo appena passati da 104 a 105 deputati, abbiamo 130 nuovi amministratori di Forza Italia, in provincia di Cremona molti sindaci e amministratori hanno preso la nostra tessera, non vedo questo presunto smottamento».

Fare i Tg prima del presidente della Rai può essere una soluzione?

«Non è una questione di poltrone, non siamo al mercato. Lo ripeto, la Rai è l’ultimo dei problemi. La cosa grave e urgente è un’altra: il vuoto di politica economica di questo governo. Sta facendo dei gravi guasti, il problema sono gli italiani, le migliaia di posti di lavoro che si stanno perdendo nel nostro Paese. Siamo convinti che con il decreto dignità se ne perderanno molti di più degli 80 mila di cui parla l’Inps, si può arrivare anche a 130 o 140 mila. Non c’è una politica industriale, c’è una gestione pessima della vicenda Ilva, non si vogliono fare le infrastrutture, oggi hanno detto che la Tav si può chiudere. La politica economica la sta facendo il M5S, la rivolta delle piccole e medie imprese avrà un significato».

È vero che lei ha minacciato le dimissioni se Berlusconi avesse cambiato idea sulla Rai?

«Ma va, le dimissioni non esistono, ho ribadito la posizione dei parlamentari, la linea la dà Berlusconi che è l’unico leader e la linea è sempre stata unitaria. Ma stiamo guardando il dito e non la luna, il vero problema è l’economia, se pensano di fare altro deficit c’è il rischio che saltino i conti pubblici. Siamo molto preoccupati per l’atteggiamento incomprensibile contro le infrastrutture, è un governo che se continua in questo modo rischia di bloccare il Paese: noi ci parliamo con gli imprenditori, con i commercianti, con i professionisti, sono molto spaventati».

Salvini dice che si può sforare la regola del 3% nella prossima Finanziaria.

«Bisogna vedere di cosa si parla, io mi ricordo quando abbiamo contrattato uno sforamento temporaneo per ripagare i debiti pregressi della pubblica amministrazione, ma qui nessuno ha un’idea precisa di cosa faranno. Nemmeno loro. I dati che arrivano dal Sud sono devastanti, e con il reddito di cittadinanza mica teniamo i cervelli, se ne vanno all’estero, e continueranno a farlo, i laureati. Per non parlare della totale mancanza di un disegno di politica industriale: sui porti non c’è alcuna prospettiva, sui collegamenti si torna indietro, non c’è nulla. Salvini dovrebbe chiarire tante cose…».

Faccia un elenco.

«La Tav si fa o non si fa? E il ministro dell’Interno li scioglie o no i centri sociali che hanno attaccato i cantieri? Per il gasdotto Tap vale la stessa cosa: si può avere una parola di chiarezza? L’Ilva, anche qui, un’indecisione che appare disarmante. Non si può vivere in questo clima continuo di incertezza, è in ballo la struttura del nostro Paese. La giustizia civile ci costa alcuni punti di Pil».

Non che Berlusconi abbia risolto il problema, quando governava.

«Non parliamo del passato, parliamo del futuro. Noi abbiamo idee, proposte e strategia, come sull’immigrazione: non basta rimandare tre navi indietro e fare la voce grossa, bisogna intervenire in Africa. Non basta la presenza di Salvini, ci vogliono decine di miliardi da investire e l’Italia non è in grado di farlo da sola. Ci vuole una strategia europea».

 

Fonte: Corriere della Sera, https://www.corriere.it/