Addio all’ingombrante set di Netflix Firenze non lo rimpiangerà.

Macchine volanti, polveri colorate, droni, elicotteri e boati Il kolossal di Hollywood un po’ infastidisce e un po’ fa divertire
ILARIA CIUTI
O digiune o inseguite. Se alle persone è proibito mangiare i panini stando ferme davanti al vinaino di via dei Neri, avrebbero potuto invece masticarli a bordo della Giulia Alfa Romeo verde lime (pare che il regista ami il contrasto del verde con la pietra fiorentina) di Six Underground, l’ultimo kolossal di Michael Bay e la più costosa produzione di Netflix (150 milioni di dollari), girato a Firenze dal 22 agosto a ieri, tranne che tra il 3 e il 10 settembre. Tra inseguimenti, sgommate, sparatorie e esplosioni, facendo impazzire le vie del centro chiuse per le riprese. Sulla Giulia in corsa perpetua non c’era verso di mangiare da fermi, ma l’occasione è persa: ieri il film ha chiuso.
Goodbye, good luck, grazie e buona fortuna, ne abbiamo avuto abbastanza. Concorda anche il simpatico elettricista della troupe che ieri in piazza Poggi piazzava la cinepresa in uno dei sette esemplari di Alfa Romeo verdi, tutti diversamente fracassati a seconda dei momenti del film: — «Bella Firenze, ma l’avrei vista meglio, con mia moglie e i miei figli, silenziosa e pacifica, non con questa confusione. Capisco chi si arrabbia: un set hollywoodiano non è adatto alla città». Brutta, la confusione che asserraglia strade, negozi e case, ma almeno ha illuso l’americano di un’altra pace e di un altro traffico a Firenze. Infatti il mondo non è sempre nero o bianco, ma un mix. Come gli effetti del fracassone film d’azione. Gli assertori del nero o del bianco si assiepavano ieri dietro alle transenne di via San Niccolò per vedere le sgassate in piazza Poggi. Chi sostiene che ben venga Hollywood se la città vive e guadagna e chi si dispera e si infuria per i disagi. Tutti insieme, a guardare. D’altra parte, «erano una bellezza gli spari e le sgommate in via dell’Anguillara e l’incidente con gli elicotteri bassi davanti alla Nazionale — diranno poi Letizia Barducci e Lorenzo Grappoloni, titolari di Notte di vino in Borgo dei Greci — Brontolano a Firenze, ma poi si divertono. E sullo schermo si vedrà finalmente Firenze, non Parigi o Miami. La nostra zona è stata chiusa ma con oltre 100 persone a mangiare e dormire abbiamo guadagnato e i commercianti sono stati rimborsati da Netflix». Si parla di cifre dai 500 euro in su con accordi singoli. Tornando alle transenne di San Niccolò, la tappezziera di via dei Renai è una furia: «La strada è stata sbarrata 7 giorni e noi abbiamo perso 7 giorni di lavoro». Il barelliere e l’infermiera che stanno vicino sono all’opposto: «Almeno Firenze si muove, si vive qualcosa di diverso, ci vedranno tutti su Netflix». Saranno 17 minuti di Firenze.
In via San Niccolò ci sono anche gli addetti alla sicurezza assunti per i vari set. Sono gentilissimi come tutta la troupe, conscia di dare noia. La signora anziana è disperata di non poter tornare a casa: «La ripresa dura due minuti poi la riaccompagneremo a casa noi», la rassicurano.
Accompagnano anche il ragazzino, danno indicazioni precise al signore infuriato che non sa come riprendere la macchina piazzata oltre il set e alla ciclista smarrita di come raggiungere piazza Ferrucci. «I film, belli o brutti, giovano sempre alle città ma un set non è mai indolore — riflette il trentaquattrenne fotografo Lapo Quagli che abita lì — Ci vuole solo una ferrea organizzazione di cui forse qualche maglia è sfuggita all’amministrazione. Ma io sono positivo». Bisogna però che il film procuri molti soldi aggiunge una signora che nel cinema ha lavorato. E i 500 mila euro che la vicesindaca Giachi ha detto andranno a rifare il mercato coperto di Sant’Ambrogio sembrano niente al signore che non denuncia disagi. Ma Palazzo Vecchio calcola un giro di 9 milioni sul territorio contando anche i contributi dati da Netflix all’Opera del Duomo, agli Uffizi, alle aziende di servizio, più circa 350 persone assunte a tempo e 12.000 notti negli alberghi, visto che produzione era qui da maggio. «Prima delle chiavi della città gli abbiamo dato quelle delle case e le auto», obietta però il consigliere comunale Pd, Andrea Pugliese.
Fonte: La Repubblica, www.repubblica.it/