” L’ombra venuta dal tempo” di Gou Tanabe premiato ad Angouleme esce in Italia. Ossessivo e disturbante, ci parla di oggi?
di Luca Valtorta
«Dopo ventidue anni di incubo e terrore, salvato soltanto grazie a una disperata convinzione della fonte mitica di certe impressioni, io sono contrario a garantire la verità di ciò che scopersi nell’Australia occidentale durante la notte fra il diciassette e il diciotto luglio del 1935. Vi è motivo di sperare che la mia esperienza fosse un’allucinazione, totale o parziale, infatti vi furono abbondanti cause al riguardo. Eppure, il suo realismo fu così terribile che talvolta considero impossibile sperare» : è questo l’enigmatico inizio (nella traduzione di Alda Carrer) di The Shadow out of Time, L’ombra fuori dal tempo di Howard Phillips Lovecraft nella storica prima edizione italiana SugarCo del 1973, più volte ristampato nel tempo con la cura e presentazione di Giuseppe Lippi, per anni direttore di Urania e uno dei massimi esperti di Lovecraft. Insieme a lui Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco, autori di innumerevoli studi e curatori della monumentale edizione Fanucci, Tutto Lovecraft, che constava di ben undici volumi. La prima casa editrice a divulgare con un’antologia Lovecraft in Italia fu sempre SugarCo nel 1966 con Le montagne della follia, seguito nello stesso anno da Fruttero & Lucentini con I mostri all’angolo della strada. Tra gli appassionati di Lovecraft in Italia, paese precursore, si contano Gillo Dorfles ed Emilio Servadio che parteciparono nel 1977 al primo Convegno lovecraftiano della storia tenutosi a Trieste. Gli estimatori non mancano anche nel resto del mondo a partire da Michel Houllebecq che gli dedica un saggio come sempre acuto, provocatorio e poetico nella sua totale (apparente) assenza di poesia: Contro il mondo, contro la vita. Lettore di Lovecraft (e come potrebbe essere altrimenti?) ma anche del saggio di Houllebecq è Stephen King: «Improvvisamente ho capito che Houllebecq ha scritto qualcosa che ho sentito a lungo ma non sono mai stato in grado di esprimere: la letteratura horror proclama un sonoro NO al mondo così com’è e alla realtà come il mondo vuole che sia» .
Quello che riluce nel nero abisso di Lovecraft è lo scintillio (inquietante e sinistro per alcuni, salvifico per altri) di un’ossessione. Che può anche essere diversa per tutti ma che conduce verso una salvezza comune: quella di chi, non riconoscendosi in questa realtà, prova a costruire altri mondi. Ognuno con i suoi mezzi. Proprio come fa Gou Tanabe, misterioso autore giapponese che, oggi barricato in casa, non risponde né al telefono né alla mail. Tanabe da Lovecraft è, appunto, ossessionato e con il suo adattamento de L’ombra venuta dal tempo ( come vuole la traduzione di Gianni Pilo del 1997) ha vinto ad Angouleme il prestigioso premio per la miglior serie. A partire dal 2013 Tanabe incomincia infatti a lavorare sull’adattamento dell’ opera dello scrittore di Providence. Non smetterà più. Nel 2014 pubblica Il mastino e altre storie: «Ho illustrato questi racconti calandomi nei panni di un apostolo delle divinità plasmate da Lovecraft. Non ricordo di aver mai terminato di disegnare. Le immagini continuano ad affollare la mia mente: “Disegna così!”; “Perché l’hai ritratto in quel modo?”, risuona incessante la voce degli dei». Nel 2015 pubblica Il colore venuto dallo spazio, nel 2016 L’abitatore del buio e Le montagne della follia (in quattro volumi), nel 2018 L’ombra venuta dal tempo. Attualmente sta lavorando a Il richiamo di Cthulhu, il cuore del mondo creato dalle visioni di Lovecraft.
Tanabe racconta e disegna come se fosse posseduto lui stesso dai “Grandi Antichi”, il nome di una stirpe “abominevole” che dominava la terra milioni di anni fa e che il prof. Nathaniel Wingate Peaslee, scoprirà suo malgrado ne L’ombra venuta dal tempo.
Il bianco e nero di Tanabe è dettagliato e oscuro, ossessivo come la prosa di Lovecraft e per questo fedele, non tanto nell’adattamento che si prende delle libertà per megio scandire il ritmo, quanto proprio nel rendere visivamente la materia oscura da cui l’essenza dell’opera di Lovecraft è costituita. E che ci ricorda che: «Se quell’abisso e quanto racchiudeva fossero reali non esiste speranza.Vorrebbe dire che, quasi a voler irridere la storia del genere umano, un’ombra venuta dal tempo incombe sul nostro mondo». In metafora vedeteci ciò che volete: comunque non siamo messi bene. Ma forse se Cthulhu…