Mps accelera sul partner, per ritardare l’aumento

Oggi il consiglio per valutare le prossime mosse. L’attesa per l’esito degli stress test

Fabrizio Massaro

 

A poco più di tre settimane dalla pubblicazione degli stress test, il Montepaschi riunisce oggi il board per valutare le prossime mosse legate alla necessità di capitale dell’istituto. Le previsioni danno Siena in fondo alla classifica europea. Il risultato di questo esame di sforzo metterà ulteriore attenzione sulla banca in vista della «soluzione strutturale» che il governo cerca,

Anche per questo il board di oggi — che comunque è ordinario e previsto da tempo — potrebbe assumere rilevanza. I ragionamenti sul mercato ruotano ancora attorno a modalità e condizioni per favorire la «soluzione strutturale», ovvero l’acquisizione da parte di un altro istituto. Il favorito — quantomeno dal governo — è Unicredit anche se la banca guidata da Andrea Orcel è fredda sull’ipotesi e per il momento si dichiara concentrata riorganizzazione interna e preparazione del piano industriale. L’alternativa è un’altra banca (ma anche Banco Bpm, sondato, ha declinato con garbo), lo spezzatino di Mps o un mix delle due soluzioni, con un acquirente che poi smisterebbe pezzi della banca tra vari altri soggetti interessati. Il governo potrebbe favorire la «soluzione di mercato» con ulteriori incentivi oltre ai crediti fiscali già previsti per 2,5 miliardi (Dta), la copertura dell’aumento di capitale e la protezione dalle cause legali (10 miliardi come richieste).

La situazione senese è complessa perché lo stress test non fa altro che amplificare uno stato di salute già precario. Secondo i dati pubblicati dall’istituto guidato da Guido Bastianini, Mps avrà a fine anno una carenza di capitale «inferiore» al miliardo di euro. Per questo necessita di un aumento di capitale da 2,5 miliardi entro aprile 2022. È da questa situazione ordinaria che bisogna partire.

Il capitale

Mps prevede di aver bisogno entro aprile 2022 di 2,5 miliardi

di nuovo capitale

Il Tesoro, che ha il 64% del capitale acquisito nel 2017 con il salvataggio da 5,4 miliardi («ricapitalizzazione precauzionale») non ha perso le speranze di risolvere quanto prima la questione. Ma in caso non si trovasse un acquirente, bisognerebbe aprire una trattativa con l’Europa: di fronte a una debolezza critica della banca, la Bce potrebbe chiedere un aumento più accelerato ma il Tesoro non può sottoscrivere se non insieme con un privato; potrebbe eventualmente negoziare una nuova «ricapitalizzazione precauzionale» legandola all’esito dello stress test, ma questo dovrebbe comportare un «burden sharing» e comunque va sempre discussa con la Direzione Concorrenza (DgComp) di Bruxelles, che potrebbe richiedere un nuovo piano di ristrutturazione più severo, stile Alitalia. Anche sul dossier Mps, è la sensazione diffusa, servirà in Ue la capacità negoziale e persuasiva del premier Mario Draghi.

 

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