Zelensky apre alla pace, il patriarca Kirill benedice la guerra

L’editoriale del direttore Nico Perrone

ROMA – In Ucraina si spara e si muore. Dopo 72 giorni dall’invasione decisa dal dittatore russo Vladimir Putin contro il popolo ucraino, che guarda all’Europa e sta combattendo con grande coraggio perché non vuole sottomettersi, stasera il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, si è detto disponibile a trattare: l’Ucraina sarebbe disposta ad accettare un accordo di pace, di compromesso con la Russia se le forze di Mosca si ritirassero “sulle posizioni del 23 febbraio” ha detto intervenendo in video alla Chatham House, think tank britannico con sede a Londra.

“Da parte nostra non tutti i ponti diplomatici sono stati bruciati”, ha poi precisato. Ora si aspetta la risposta di Putin, anche se sono pochi, pochissimi quelli pronti a scommettere che l’autocrate accetterà di trattare. La Russia resterà “per sempre” nel sud dell’Ucraina, ha tuonato Andrei Turchak, segretario di Russia Unita, il partito del presidente Putin, e vicepresidente della Camera alta del parlamento russo. Un signore che agitando il randello ha minacciato gli ucraini così: “Mi rivolgo agli abitanti della regione di Kherson ribadendo che la Russia sarà lì per sempre. Non deve esserci alcun dubbio su questo”, ha detto Turchak.

Non solo questo tristo figuro, anche il patriarca di tutta la Russia Kirill ancora una volta ha usato la sua religione per incitare alla guerra e all’odio nei confronti dell’Occidente e dell’Europa: “Ora è il momento di un consolidamento speciale di tutto il nostro popolo. Dovremmo stare tutti insieme. Dovremmo renderci conto che stiamo attraversando un periodo difficile, pericoloso e che a un certo punto potrebbe essere un periodo cruciale della nostra storia”, ha detto il patriarca nella cattedrale di Cristo Salvatore come riporta l’agenzia Interfax.

Kirill ha invitato a pregare affinché la Russia rimanga libera, indipendente da tutti i centri di potere globali: “Questa straordinaria combinazione di eroismo, coraggio e fede del nostro popolo ora dà speranza per la nostra vittoria, per la liberazione da tutti i nemici che vorranno attaccare il nostro paese, la nostra terra”, ha detto il patriarca. Una faccia di bronzo senza precedenti, un personaggio che usa la menzogna e non si vergogna: è stata la Russia ad invadere l’Ucraina, ad uccidere e devastare un paese libero, non il contrario. Poi il confessore di Putin ha invitato a pregare il Signore per difendere la Russia dai nemici esterni e interni.

In Italia intanto continua il confronto tra le forza politiche sulle armi da inviare agli ucraini. Nei giorni scorsi Giuseppe Conte, con insistenza crescente, se l’è presa con il premier Mario Draghi intimandogli di riferire in Parlamento. Il premier, da parte sua, lo ha snobbato con garbo istituzionale. Infatti Draghi si è detto pronto a riferire alle Camere un minuto dopo che dal Parlamento, non da Conte che nemmeno è parlamentare, arriverà la richiesta.

Più seria, rispetto a quella di Conte, la posizione del presidente della Camera, Roberto Fico, big del M5S: “Io credo che l’Europa oggi debba costruire un futuro diverso per se stessa, ovvero un’unione politica più grande e più forte, che possa parlare con una sola voce, che possa far sì che ci sia una vera politica estera europea e anche una difesa comune, chiaramente in relazione con la Nato” ha detto Fico.

Da registrare anche la presa di posizione di Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, per alcuni aspetti curiosa: “Noi siamo favorevoli all’invio di armi che però non devono uscire dai confini dell’Ucraina… se si va a colpire il territorio russo con armi occidentali diventa problematico, bisogna capire bene. I missili si possono colpire anche in aria ed in territorio ucraino” ha detto Tajani. E speriamo che i proiettili si fermino sempre prima del confine.

 

 

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