Whirlpool cede, più tempo a Napoli

Patuanelli: Ilva, soluzione o tribunale

Invitalia cerca un socio, il nodo della Cigs

Rita Querzè

Whirlpool Napoli: da ieri ci sono altri sei mesi di tempo per trovare un’azienda disposta a subentrare. La multinazionale americana, infatti, ha spostato la sua uscita da fine marzo ai primi di ottobre. Il governo ringrazia. Anche perché da quando il colosso degli elettrodomestici ha annunciato la sua uscita, lo scorso aprile, nessuna azienda ha alzato la mano per subentrare. Anzi, una ci sarebbe, la svizzera Prs. Con un progetto che però non viene considerato affidabile dai sindacati. Questo è il secondo «rinvio» che Whirlpool concede rispetto alla sua uscita. Il primo era stato dato a fine ottobre 2019. Da allora tre mesi sono passati ma lo scenario è rimasto lo stesso. Il problema è anche che le trattative riprendono sempre con lo stesso copione: si cerca di convincere gli americani a restare, Whirlpool ripete il solito «no grazie». Mentre la ricerca di un nuovo investitore resta al palo. «Se l’azienda decide di non continuare la produzione per insostenibilità economica, non esistono strumenti normativi coercitivi che possano impedirle di chiudere attività», ha constatato ieri il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli.

La novità è che ora sulla partita è stata coinvolta Invitalia, che da una parte non abbandonerà la ricerca di strumenti e agevolazioni che possano convincere il gruppo a restare, dall’altra si attiverà anche per la ricerca di un’impresa disposta a subentrare.

Da Napoli a Taranto, da Whirlpool a Ilva, un filo lega le due vicende: il tentativo di comprare tempo. Con una complicazione in più per l’ex Ilva: le diversità di visione tra Pd e M5S, visto che nella partita è coinvolto anche il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Se non si raggiungerà un accordo entro il 31 gennaio tra ArcelorMittal e i commissari dell’ex Ilva per rivedere il contratto «ci vedremo in tribunale il 7 febbraio» ha detto ieri il titolare del Mise Patuanelli. Al deposito della memoria di ArcerlorMittal sta lavorando Ferdinando Emanuele con i colleghi dello studio Cleary Gottlieb. E questo di certo dovrà essere fatto entro il 31. Ma tecnicamente la quadratura del cerchio per la definizione di un nuovo «termsheet» potrà essere trovata fino a un minuto prima dell’udienza del 7 febbraio. L’accordo potrebbe servire a chiedere un rinvio al giudice. Se fosse sufficientemente solido potrebbe convincere i commissari ex Ilva a ritirare il procedimento cautelare e la multinazionale a ritirare il recesso. Per definire finalmente un nuovo contratto nei dettagli. Senza le armi reciprocamente puntate del ricorso al giudice. Ma ieri lo scenario dell’intesa sembrava più lontano.

 

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