Verifiche sui fondi leghisti «Soldi allo staff di Salvini». E un commercialista parla

Scillieri 8 ore dai pm. I pagamenti attraverso una società

Giuseppe Guastella

Quasi otto ore di domande e risposte senza sosta. È stato un interrogatorio serrato, a tratti difficile, nel quale Scillieri ha cominciato a ripercorrere con i pm milanesi la vicenda della nuova sede della Fondazione Lombardia film commission per la quale da dieci giorni è agli arresti domiciliari accusato di concorso in peculato e altri reati. Ha parlato anche dei rapporti che lo legano al partito di Matteo Salvini, mentre dall’inchiesta emergono giri di denaro «sospetti» che arrivano ad uomini dello staff del Capitano.

Un lungo interrogatorio «interlocutorio», come lo definisce una fonte, al quale necessariamente dovranno seguirne altri. Il verbale è stato secretato. Iniziato alle 9,30 di ieri negli uffici della Guardia di Finanza di Milano, è andato avanti fino alle 17 circa del pomeriggio. Da un lato i pm Stefano Civardi ed Eugenio Fusco, dall’altro Scillieri assistito dall’avvocato Massimo Dinoia. Le domande hanno riguardato l’iter dell’acquisto nel 2018 per 800 mila euro da parte di Flc del capannone di Cormano che era di proprietà della Paloschi srl, società amministrata da Luca Sostegni, prestanome di Scillieri. Quei soldi, sostengono i pm, sarebbero finiti nelle tasche di Scillieri e degli altri due commercialisti agli arresti domiciliari come lui vicini alla Lega, Alberto di Rubba e Andrea Manzoni, il primo direttore amministrativo del partito al Senato, il secondo revisore dei conti alla Camera.

Anche Scillieri è uomo di Matteo Salvini: nel suo studio di Milano nel 2017 il leader stabilì la sede della «Lega per Salvini Premier» tagliando i ponti amministrativi con la Lega Nord di Umberto Bossi. Anche i conti del nuovo soggetto sono finiti sotto osservazione. Una segnalazione dell’Uif della Banca d’Italia solleva sospetti sui rapporti tra «diverse società». La Vadolive, un’impresa che si occupa di pubblicità che è stata della cognata di Di Rubba, la quale però fa la barista, ha ricevuto molti bonifici dalla Lega Nord. «Tali fondi sono stati utilizzati per effettuare pagamenti in favore di alcuni membri dello staff dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, Luca Morisi, Leonardo Foa, Matteo Pandini» annota l’Uif di Bankitalia. Ci sono uscite per ricaricare carte prepagate di collaboratori del partito sulle quali, però, «si riscontrano spese poco coerenti con l’utilizzo dichiarato».

I rapporti con il Carroccio di Salvini sono solo uno degli argomenti accennati nell’interrogatorio. Si è parlato anche della fiduciaria Fidirev attraverso la quale Sostegni ha bonificato in Svizzera, su un conto di Scillieri, 390 mila euro incassati dalla cessione dell’immobile ad Andromeda srl (altra società riferibile a Scillieri) che, a sua volta, l’ha venduto a Lfc per il doppio. Un’operazione costata l’accusa di riciclaggio a Roberto Tradati, responsabile Fidirev. Scillieri covava un forte risentimento verso di Di Rubba e Manzoni, che hanno partecipato all’affare. Alla fine a lui sarebbe rimasto poco. Arrabbiato, si sfoga al telefono: «Non mi devono scassare (…) perché io di cose ne so (…) e vorrei tenermele per me e portarmele nella tomba».

Altro tema sono i soldi passati dalla Lega alla Barachetti service, che poi gira fondi a Di Rubba: «Un milione e mezzo di fatturato verso la lega in un anno», «Alberto tramite la Lega gli ha dirottato tonnellate di soldi (…) non di lavori, di soldi», dice Scillieri. Barachetti service, scrive l’Uif, esegue molti bonifici a favore di Di Rubba (che cura anche la contabilità dell’azienda) i quali potrebbero «costituire una forma di “restituzione” di fondi» ricevuti «per il tramite di altri canali».

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