Un viaggio senese

di Pierluigi Piccini

 

Il professor Flavio Cuniberto, nel suo interessante testo “Viaggio in Italia”, accenna alla mancanza di una classe “dinamica” borghese, a Siena, già dall’Ottocento. La considerazione trova una incredibile conferma nel blocco sociale conservatore, non dinamico, che governa la città da decenni in un contesto economico-sociale inaugurato e voluto dalla Sinistra e oggi confermato, senza soluzione di continuità, dalla Destra. Quest’ultima ha apportato in più solo una falsa idea di popolo fortemente ideologizzata.

Per quanto mi compete le riflessioni a riguardo nascono con l’esperienza di governo degli anni ’90 che oggi, a distanza di tempo, può essere analizzata nella sua completezza anche per comprendere meglio il presente. La premessa sta nei cambiamenti che negli anni Ottanta del secolo scorso hanno coinvolto i due partiti storici della Sinistra senese: il Partito socialista e il Partito comunista. Il primo con il lavoro di ammodernamento portato avanti da Mazzoni della Stella, il secondo con quello di Sergio Bindi e in parte di Aurelio Ciacci. La rottura tra gruppi dirigenti avviene prima dentro i rispettivi partiti e successivamente nei rapporti fra quest’ultimi e la gestione del potere cittadino, troppo statico e piegato su logiche corporative. In questa fase è altrettanto utile fare riferimento ai cambiamenti che avvengono a livello nazionale tra i due partiti della Sinistra, che svolgono funzioni diverse e perseguono obiettivi diversi, senza mai trovare un terreno comune. Al contrario di quanto matura a Siena, con una ridefinizione dei rapporti di forza tali da consentire una guida congiunta del Comune fino al 1993, in concomitanza con la prima elezione diretta del sindaco. A livello economico più generale sono gli stessi anni della caduta del saggio medio del profitto e di una ristrutturazione degli apparati industriali, come ben evidenziato dal congresso di Rimini del Psi nell’87.

Siena si trova in una situazione di stallo, con un modello economico che abbisogna di rinnovamento e di una prospettiva amministrativa che dia futuro alla città. Stasi che inizia ad essere combattuta con le elezioni amministrative dell’83, ma che, per essere vinta del tutto, ha bisogno di un rafforzamento nella società, di una condivisione di obiettivi strategici.  Occorre, cioè, tentare la costruzione di un blocco sociale incentrato sui soggetti sociali più dinamici alleati con la cultura popolare, ancora presente all’epoca. Lo slogan della campagna elettorale del 1993 è incentrato nella formula: cattolici, socialisti e comunisti insieme per il futuro di Siena. Appaiono per la prima volta in modo netto e chiaro i cattolici, finora esclusi dal governo della città di cui faranno parte, proprio dal ’93, a pieno titolo (Luca Fiorito). È un’alleanza di popolo di culture che non sarà intesa appieno dai partiti di riferimento e che troverà una degenerazione, a partire dagli anni Duemila, nella semplice gestione del potere: un degrado dovuto soprattutto alle caratteristiche dei personaggi che gestiranno in questa fase la Cosa pubblica. L’operazione riesce solo in parte a causa delle “divisio” interne, in una città dove non si vogliono perdere le singole rendite di posizione e nemmeno si intendono raggiungere obiettivi di ammodernamento, che vengono subiti più che condivisi. Ma che suscita, comunque, simpatie e attira energie. Inoltre, con l’annunciata trasformazione del Monte dei Paschi, alcuni personaggi chiave si ingolosiscono, e non possono accettare che l’operazione in scadenza sia gestita a livello locale e soprattutto dal Comune. Nella consapevolezza di alcuni questo è il vero motivo dello scontro politico del ’93. Scontro che si concretizza nei Ds con le primarie (fra i primi in Italia) che devono stabilire il candidato a sindaco, i contendenti sono Barzanti e Piccini. Dopo le elezioni vinte da quest’ultimo un intero gruppo dirigente doveva essere messo in difficoltà se non addirittura sostituito: quello che esce vincitore nelle elezioni del 1993 che rappresenta una vera rottura degli equilibri di potere in città. Novità mai digerita e molto avversata e ancora oggi mal compresa perché nasce all’interno dello stesso partito di governo, cosa oggi impensabile. Del resto il tentativo di sconfiggere il gruppo dirigente vincitore non era riuscito neppure elettoralmente con la costituzione di un apposito movimento: Alleanza per Siena. E non è un caso che di lì a poco compariranno le presunte liste massoniche. Ma sulla privatizzazione del Monte vale la pena uno specifico approfondimento. In questa situazione l’Amministrazione comunale porta avanti i suoi programmi, attraverso una operazione che Gramsci avrebbe definito di giacobinismo, come dettaglieremo nella prossima puntata.

1-continua