Un terzo dei fondi previsti dai decreti del governo nell’area di Firenze. Quasi metà del totale è andato a 1.800 imprese più grandi, fra cui Pitti Immagine, Terme di Saturnia e Pharma Quality Europe
di Maurizio Bologni
Oltre un miliardo di euro già assegnato per sfamare le aziende. Sabato scorso, il conto dei prestiti chiesti alle banche da 27.917 aziende toscane, e già coperto da delibere del Fondo di garanzia dello Stato, ammontava a 999 milioni e 404.932 euro, e di sicuro ha sfondato di slancio il tetto del miliardo nei primi due giorni della nuova settimana. Per le aziende è una scommessa impegnativa. Il Fondo di garanzia, infatti, assicura al 100 per cento le mini imprese che hanno chiesto prestiti fino a 25 mila euro, e fino al 90% le altre, ma l’assicurazione è tutta protesa verso le banche: se le imprese non ce la faranno a restituire il debito, ci penserà lo Stato.
Geografia e identikit del credito garantito dicono almeno tre cose. La prima è che l’epicentro della fame di liquidità è Firenze: del miliardo garantito alla fine della scorsa settimana, quasi un terzo, 297 milioni di euro, è destinato a 7.359 aziende della provincia capoluogo di regione. La seconda cosa è che il fiume di denaro continuerà a scorrere veloce: sebbene le tabelle rimandino l’origine dei conteggi al 17 marzo, il grosso delle garanzie è stato staccato a partire da metà aprile, ovvero nell’ultimo mese, da quando sono attuati i Decreti Cura Italia e Liquidità e il ministero dell’interno ha fatto la voce grossa sul rischio che la mancanza di liquidità faccia largo ad usura e criminalità organizzata. Non è un caso che il disco verde ai più grossi finanziamenti chiesti da cinque aziende toscane sia stato dato nelle sedute che il Fondo di garanzia ha tenuto negli ultimi dieci giorni, il 15, il 19 e il 22 maggio.
I nomi dei beneficiari costituiscono il terzo elemento rilevante dell’identikit. Perché raccolgono sentimenti opposti. A chiedere cinque milioni di prestito alle banche, garantiti per 4,5 milioni di euro, non sono infatti solo aziende di settori massacrati come il turismo, con Pitti Immagine e le Terme di Saturnia, o della moda, come l’Industria Confezioni Montecatini, ma anche aziende che in periodo di boom del digitale dovrebbero aver tenuto, tanto da far sperare che sia diretto a sviluppare un business in crescita il finanziamento garantito da Pharma Quality Europe di Reggello, attiva appunto nell’information technology per l’industria farmaceutica. La quinta società ad ottenere la garanzia di 4,5 milioni su 5 prestati è la fiorentina Lorenzo De’ Medici srl, mentre 2 milioni e 300 mila euro di garanzia su un prestito da 4,6 milioni ha ottenuto la Plan srl di Chiusi attiva nel settore delle Costruzioni meccaniche. A scendere, griffe note: come la utility dell’energia Enegan (1,8 milioni di garanzia su un prestito da 2 milioni), la fiorentina Costruzioni Spagnoli (650 mila euro su 1,3 milioni), la Montecristo srl che a Grosseto è leader nella costruzione di materiale per surfisti (908 mila euro su un milione e spiccioli), la cooperativa del vino Le Chiantigiane ( 800 mila euro su un milione), Iliopesca di Empoli e Barbagli di Firenze attiva nella contabilizzazione dei servizi di utility ( 450 mila su 500 mila euro ciascuno), la Caffetteria Nannini di Siena ( 360 mila su 400 mila), il Resort Grand Hotel Imperiale di Forte dei Marmi (360 mila su 400 mila euro).
Solo 1.848 grandi aziende si sono spartite quasi la metà, 460 milioni di euro, delle garanzie, mentre ben 26.069 piccole imprese hanno avuto accesso fino a 25 mila euro per un totale di 540 milioni di euro. A Firenze sono 6.849 per un totale di più di 142 milioni di euro. « Purtroppo – dicono gli industriali – anche dopo la concessione della garanzia di Stato alcune banche ritardano l’erogazione che invece dovrebbe essere istantanea ». Ritardi che possono compromettere la ripartenza delle imprese, per le quali tifano tutti i toscani. Perché, appunto, se le cose vanno male e l’impresa non restituisce i soldi, il conto lo paga lo Stato. Ovvero noi.