L’improvvisazione al Centro

 

di Pierluigi Piccini

Si può sognare qualsiasi cosa, persino di fare un biglietto unico per i musei di Urbino, Perugia, Siena. Ma, se si ha una responsabilità amministrativa e politica, il minimo che ci si aspetti è che sia una scelta legata ad una strategia, o almeno ad una produzione culturale. Avremmo sperato in un lavoro intorno a Bernardino di Betto Betti alla sua presenza a Siena e all’intreccio delle sue collaborazioni che attraversano, in questo caso, tutta l’Italia centrale con appendici a Roma e Firenze. Certo, per fare un progetto del genere ci vogliono conoscenze e tempo, che mal si conciliano con la quantità e la brevità dei mandati amministrativi. Eppure si poteva tranquillamente partire due anni fa. Siena avrebbe potuto, in questo modo, ricordare il cinquecentenario della morte di Raffaello. Invece nulla di tutto questo: solo amicizie all’origine dell’eventuale accordo e lievissimi vantaggi economici per i potenziali visitatori. E poi, per quali musei? Quelli civici, statali o diocesani? Non è semplice unire i biglietti dentro una città, figuriamoci tra città di diverse regioni, peraltro pessimamente collegate e non abituate a collaborare fra di esse.
Eppure Siena, catalogata dall’Unesco nel Patrimonio mondiale dell’umanità avrebbe l’obbligo – in un mondo normale – di investire in cultura e turismo, funzionare da capofila di una rete locale di musei, essere protagonista di una produzione culturale così elevata da attrarre una pubblico colto, disposto a rimanere più notti, interagendo con le tradizioni, le produzioni e l’enogastronomia locale. Questa città dovrebbe costruire sinergie con altre realtà su basi storiche e artistiche, in special modo con quelle circostanti. Dalla cultura, insomma, si potrebbero trarre notevoli vantaggi economici e sociali. Ma se una Amministrazione comunale non fa niente di tutto questo, non prevede neppure un assessore alla cultura, esce da qualsiasi forma di collaborazione con i musei provinciali e va avanti sulla base di annunci, di interessi di parte o semplici conoscenze, allora la situazione politica è grave ma non seria, come diceva Flaiano. E se la scelta di unirsi a due città non si basa su un progetto culturale ma diventa una opzione fatta a caso, chi farebbe centinaia di chilometri perché, in cambio, ha 2 euro di sconto a un museo? Sorge, a questo punto, un dubbio: tutte le proposte rimaste sulla carta o realizzate erano legate a progetti ponderati o da altro? Se funziona così, pensiamoci: chi non ha uno zio in America? Ci vogliamo accontentare di Perugia, quando possiamo mirare a New York o a Los Angeles? La mancanza di una visione porta ad arrampicarsi sugli specchi per cercare un Santo in paradiso, quando basterebbe solo un po’ di competenza.