Un libro e un partito. La strana coppia Sgarbi&Tremonti.

«Rinascimento»
ROMA «Una sera quando finisce la 170esima serata dello spettacolo su Caravaggio mi fermo un attimo e penso: perché non facciamo anche il Rinascimento? Dopo venti giorni mi viene in mente che Rinascimento può essere il nome di un nuovo movimento politico».
Vittorio Sgarbi non avrebbe mai immaginato di scrivere un libro a quattro mani con Giulio Tremonti dal titolo Rinascimento (edito da Baldini e Castoldi, che uscirà giovedì prossimo). Semmai immaginava un partito politico che si potesse chiamare Rinascimento. «Poi ne ho parlato con Giulio Tremonti e dopo qualche giorno si è presentato già con le bozze. L’idea del manifesto è più sua che mia».Da lì, il passo è stato breve. Prima il libro, poi il movimento politico. Con un’impresa: riuscire a far convertire l’ex ministro dell’Economia. «Non lo ammetterà mai, ma una celebre frase del ministro è: “Con la cultura non si mangia”. Ho in mente un ministero del Tesoro dei Beni culturali, che dia il senso di cosa è il Tesoro, del fatto che gli Uffizi non valgono meno della Volkswagen e di qualunque industria tedesca. Insomma, con la cultura si mangia». Ecco, «nella fascetta del libro ho fatto mettere la frase “con la cultura (non) si mangia” che in un certo qual modo frega Giulio».

La strana coppia Sgarbi&Tremonti guarda già avanti, appunto alle elezioni politiche del 2018. «A oggi non c’è un partito che discende da un pensiero, da un’idea. Pensate al Partito democratico: tutti sono democratici. E Forza Italia? Tutti sono italiani. Di Pietro ha ucciso i partiti e i suoi valori distintivi». Dunque, Rinascimento. «Perché è una parola bella, perché è l’idea che l’Italia possa rinascere». Un ruolo importante per mettere insieme due personalità così differenti l’ha avuto Paolo Naccarato, senatore del Gal di formazione «cossighiana». Sgarbi lo ammette: «Naccarato, compagno di gruppo di Tremonti, è il mio fratello maggiore. Il motivo, lo vuol sapere? Il mio unico riferimento politico è stato ed è Francesco Cossiga. E Naccarato è stato a lungo la sua ombra».

Del movimento farà parte il «colto» Antimo Cesaro, oggi sottosegretario alla Cultura. «Non certo il ministro Franceschini», sorride Sgarbi. Eppoi l’economista Geminello Alvi. «Tutta gente che conosce Antonello da Messina, Simone Martini». Intanto la prossima settimana Sgarbi si candiderà alla presidenza della Regione Sicilia: «Perché un siciliano dovrebbe votare Armao, e non me?».

 

Corriere della Sera.