“Ma quale svolta, Renzi vira a destra Verdini e Alfano i suoi veri alleati”.

L’intervista. Il governatore della Toscana Enrico Rossi (Mdp): “L’obiettivo dell’ex premier è solo convincere Pisapia. Mobilitazione contro il Rosatellum”
FIRENZE. «Renzi mostra un volto più affabile ma nei fatti accentua la svolta a destra per fare il Partito della Nazione». Per il presidente della Toscana Enrico Rossi l’apertura a sinistra di Matteo Renzi è solo di facciata: dietro restano le scelte già viste in questi anni.
Presidente Rossi, perché non la convince l’apertura a sinistra di Renzi? «Prima ci ha chiamato traditori, in perfetto stile stalinista.
Adesso dice che non siamo più nemici. È un passo avanti. Permangono però tutte le diversità tra lui e noi. In questi anni Renzi ha perseguito politiche neoliberiste, noi vogliamo politiche keynesiane e sociali».
L’apertura di Renzi è una dunque solo tattica? «Mi pare un tentativo di convincere Pisapia. Come mostrano i sondaggi, Renzi non prende più voti da destra e quindi prova a rivolgersi alla sinistra.
Ma allo stesso tempo conferma l’alleanza con Alfano e parla di Calenda come polo moderato.
Verdini è poi quello che di fatto è entrato in maggioranza. Siamo al partito della Nazione, anche se rivestito in modo più allettante, senza però escludere l’alleanza con Forza Italia dopo le elezioni. Politicismi con un volto più affabile».
Renzi vuole farsi dire di no? «Se avesse voluto aprire davvero avrebbe dovuto parlare di una legge bilancio che finanzi la sanità, visto che rischiamo un regresso dell’assistenza.
Avrebbe dovuto riaprire una stagione di diritti per i lavoratori, parlare di lotta all’evasione, annunciare una legge sulla povertà e un piano di assunzioni per i giovani, finanziamenti per le scuole. Eppoi lo Ius soli. Non si è cancellato la Bossi-Fini e si è rincorso la destra con le misure di Minniti. Le impostazioni politiche non convergono».
Mdp voterà contro il Rosatellum bis? «Pensiamo proprio di sì. Costituzionalisti come Flick e Zagrebelsky invitano a non fare mercimonio sulla legge elettotrale tra forze politiche. Mentre si concede a Berlusconi di guidare il centrodestra, anche se incandidabile, e si consente di costruire coalizioni senza presentare un programma».
Se però diventasse legge…
«Siamo pronti a mobilitarci contro questa legge. È solo un accomodamento fatto in casa ed è significativo che nasca da un rapporto tra Forza Italia e Pd, con il solo obiettivo di danneggiare altri come i 5 Stelle.
Non mi pare un passo avanti.
Anche perché dietro c’è di nuovo Verdini».
Secondo lei una lista unitaria a sinistra del Pd è ancora possibile? «C’è assolutamente bisogno di costruire una forza a sinistra del Pd, aperta e di governo. E occorre subito innescare un processo democratico con l’elezione di delegati e la convocazione a Roma di un’assemblea che discuta tavola dei principi e programma di un soggetto politico a sinistra del Pd».
Anche lei si domanda da che parte sta Pisapia? «No, ormai non me lo domando più. Avverto che è un uomo di sinistra ma bisogna anche essere conseguenti. Questo tema della poligamia non mi è piaciuto. Parla di sfida al Pd ma dobbiamo costruire una forza alternativa al Pd. Spetta a lui decidere, la sinistra con lui è stata generosa». È dunque Pisapia che può rappresentare il nuovo soggetto politico? «Va chiesto a lui. A luglio è stato indicato lui e non mi pare che ci siano novità nel panorama politico. E se il Pd conferma la sua impostazione, è arrivato il momento di dar vita ad una nuova forza. Noi siamo la novità nel Paese, dopo il 4 dicembre: siamo la sinistra di governo di cui c’è bisogno. È positivo che Renzi abbia smesso di insultarci ma non si può perdere altro tempo: subito l’assemblea fondativa della sinistra».
La Repubblica
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