La tassa di successione riapre vecchie fratture. Marcucci boccia, Rossi replica: pensa al suo patrimonio
Giorgio Bernardini
Da che parte sta il Pd? La questione dell’identità del partito che in Toscana è — numericamente — il più forte d’Italia, si riapre sull’aumento della tassa di successione che, secondo la proposta del segretario nazionale Enrico Letta, toscano pure lui, di Pisa, dovrebbe finanziare «una dote per i giovani». Nei giorni scorsi il segretario ha lanciato l’idea di aumentare la tassa di successione sui patrimoni milionari e di versare quei soldi in un fondo per i giovani tra i tredici e i diciassette anni, ieri la proposta è diventata l’oggetto del contendere intorno a cui si sono ancora una volta aggrovigliate le diverse sensibilità del Partito democratico toscano. Per carità, tutti d’accordo sull’aiutare i giovani, difficile dirsi contrari, ma i distinguo arrivano rapidamente quando si affronta il come, complice la paura di perdere i consensi del cento medio-alto.
A dare il via al dibattito il senatore lucchese, già renzianissimo ma rimasto nel Partito democratico, Andrea Marcucci. «Ipotizzare nuovi ritocchi alla tassa di successione nella fase di uscita della pandemia, — dice l’ex capogruppo a Palazzo Madama, scalzato da Letta segretario — è semplicemente un errore. In questo periodo dobbiamo lavorare tutti per far ripartire i consumi e il turismo. La proposta del segretario Letta è sbagliata nei tempi e nei modi». Gli replica l’ex presidente della Regione Enrico Rossi, in un commento su Facebook, andando dritto al portafogli: «Il senatore Marcucci s’indigna sulla tassa di successione proposta da Letta e dice che lui sta con Mario Draghi (che aveva spiegato come non fosse questo «il momento di chiedere ma di dare», ndr ). Ho la sensazione amarissima — punge l’ex governatore — che questi signori valutino le proposte sulla base dei loro patrimoni». Continua Rossi, che è anche commissario del Pd per l’Umbria: questa «è una cosa di sinistra. Io sto con il segretario», che «fa bene a non mollare». «D’Alema, dì una cosa di sinistra! Una cosa qualsiasi…», esclamava Nanni Moretti in Aprile . Era il 1998 e il Pd doveva ancora vedere la luce, ma per certi versi il dibattito nel centrosinistra è ancora lì.
«Una sana dialettica non porta a nulla di preoccupante — assicura dal suo punto di vista Dario Nardella, sindaco di Firenze, quando gli si chiedere delle enormi differenze mostrate dal suo partito anche sulla proposta di Letta — io stesso mi sento molto riformista e da sempre vicino ai temi liberali. Ma mi chiedo: non è mai il momento di parlare dei giovani? Io non ci sto a questa polemica spicciola, chi è disinteressato al loro futuro non è credibile». Dunque l’ex delfino di Renzi Nardella e il comunista democratico Rossi dalla stessa parte? Anche questa sarebbe una notizia, ma in realtà il campo è molto più frastagliato. «Il tema — precisa Nardella rispetto all’idea del segretario di un fondo per i giovani — è quello della copertura economica. Il Pd non è il partito delle tasse, ma c’è il tema delle gigantesche rendite passive e parassitarie: bisogna trovare un equilibrio fiscale nell’ambito di una riforma che chieda un piccolo contributo all’1% degli italiani che ha grandissimi patrimoni: questo è un tema che non si può eludere con qualche battuta».
Il «partito delle tasse» è lo spettro che si aggira tra gli esponenti del Pd, non da oggi. «Dall’esser il partito che si occupa dei più deboli a quello delle tasse il passo è breve: il problema di questa proposta — sostiene il deputato livornese Andrea Romano, che parla a nome della corrente di Luca Lotti, Base Riformista — è nel come è stata raccontata. Non bisogna spaventare le persone, sono convinto che il fine sia buono ma dobbiamo spiegarci meglio».
Anche il tema della «narrazione» politica torna così al centro del dibattito nel Pd, qualche anno dopo Matteo Renzi. «La proposta è sacrosanta, però va studiato bene il modo per trovare le coperture — conferma il sindaco di Prato e presidente dell’Anci Toscana, Matteo Biffoni — perché non può provenire solo da quella misura singola un progetto così importante come quello di dare strumenti adeguati ai giovani, specie in questo momento difficile di uscita dal periodo del Covid». Quando si chiede al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani cosa pensi della proposta di Letta e di che direzione debba prendere il suo partito, risponde così: «Penso che in un governo che si fonda per grande parte sul sostegno del Pd ad essere d’accordo su certe proposte debbano essere il premier ed il partito che la propone».
Tutti d’accordo, tutti contro tutti, tutti del Pd.
Simona Bonafè, segretaria regionale dei Democratici toscani ed europarlamentare, invece, non ci ha risposto.
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