Un decreto salva materie prime multe per chi le venderà all’estero

di Tommaso Ciriaco e Serenella Mattera
ROMA — Il governo potrà bloccare l’esportazione di materie prime strategiche, se carenti sul mercato italiano. Ecco la misura che prova a far fronte a un’emergenza crescente, nelle aziende e nei cantieri. Dovrebbe entrare nel decreto voluto dal premier Mario Draghi per attutire i contraccolpi della crisi ucraina: abbassare di 15 centesimi il costo della benzina, rateizzare e calmierare le bollette, dare sostegno alle imprese, ma anche aiutare i rifugiati ed estendere il golden power. Le urgenze sono tante, le norme si moltiplicano, ma l’approvazione slitta a domani pomeriggio, perché sulle misure grava l’incognita delle coperture.
Per ridurre la fiammata delle bollette per le famiglie e le imprese si stava studiando un ‘price cap’ e cioè l’ipotesi di mettere un tetto al prezzo di vendita del gas e dell’energia elettrica. Il rischio però è quello di un impatto indesiderato sul mercato: la fuga dei fornitori all’estero. Ecco perché in queste ore l’idea sembra accantonata e si pensa piuttosto di tassare gli extraprofitti realizzati dalle aziende energetiche per effetto dell’impennata dei prezzi. L’intervento è complesso, anche perché la tassazione – dice una sentenza – non può essere retroattiva. Le risorse sono incerte e quindi non è chiaro ancora come si taglieranno le bollette, se si riuscirà ad allargare il bonus sociale alle famiglie a basso reddito.
Contro il caro carburanti 500 milioni dovrebbero invece essere garantiti dall’extragettito Iva che lo Stato ha incassato negli ultimi cinque mesi. Benzina e diesel scenderanno così di 15 centesimi, con il meccanismo – spiega il ministro Roberto Cingolani – dell’accisa mobile. Non basta però a rassicurare gli autotrasportatori, che minacciano il blocco dal 4 aprile, nonostante una norma annunciata a loro tutela.
L’altra emergenza è la carenza di materie prime, causata dalla guerra, che rischia di paralizzare alcune filiere e far chiudere aziende. Ecco perché sembrano nel governo venir meno i dubbi dei giorni scorsi sull’adozione di misure protezioniste. Domani sul tavolo del Cdm arriverà una norma proposta da Giancarlo Giorgetti per controllare l’export di materie strategiche, come il ferro. Le aziende avranno infatti l’obbligo fino al 31 luglio di notificare le operazioni con l’estero al governo, che potrà autorizzarle o meno. Per le violazioni scatteranno sanzioni di almeno 100mila euro e fino al 30% della vendita. Mentre a chi riattiva in Italia produzioni di ghisa, che scarseggia, come alle imprese energivore, sarà data la garanzia di Sace. Contro i rincari il garante, mr Prezzi, potrà fare multe fino a 5mila euro alle imprese che non motivino gli aumenti.
Per 150mila aziende manifatturiere si rafforzerà, con 1 miliardo, il fondo di garanzia. Ma sono in dubbio ristori alle imprese per 800 milioni, perché senza lo scostamento di bilancio mancano fondi: la misura potrebbe essere rinviata a un secondo decreto più corposo, a fine mese, dopo il Def, quando ci sarà il quadro Ue. Lì potrebbero arrivare le norme per l’agroalimentare di Stefano Patuanelli. E l’estensione della cig proposta da Andrea Orlando. La crisi morde, bisogna evitare che la produzione rallenti.
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