di Pierluigi Piccini
La ruota panoramica è l’ultimo colpo sferrato dalla coppia Tirelli-De Mossi a Siena. Si tratta di una ostilità in corso, a non esserne consapevoli sono, forse, proprio coloro che l’hanno iniziata e che la stanno portando avanti, ovvero gli amministratori comunali: devastano sistematicamente un territorio, senza rendersene conto! La ruota panoramica trasformerà quest’area pubblica in un “non-luogo” turistico (Marc Augé), dove la fila delle persone che hanno acquistato il biglietto e, magari, qualche bancarella, avrà esautorato l’esistente. Va qui ricordato che nel 1740, “a beneficio dei Nobili Convittori del Collegio Tolomei e degli altri cavalieri senesi” fu creata la “Cavallerizza”, da cui per contrazione deriverà il termine “Lizza”. Lo spazio serviva per far apprendere il maneggio dei destrieri ai novizi, ed era sotto controllo di maestri dell’arte equestre. Ironia della sorte, il sindaco per difendere il Palio ha usato la vuota retorica dei senesi che, fin da piccoli, imparerebbero a cavalcare avendo ciascuno un cavallo.
Per il turismo imposto da Tirelli e De Mossi, lo sradicamento dei luoghi è indispensabile: serve a convertire il reale all’economia di mercato. Privatizzare, persino un piccolo parco pubblico, è nel loro Dna. Così il Campo perde la sua funzione civica per diventare un fondale di cartone per pubblicità, mercatini, gare sportive, raduni di automobili. Analogamente il Palazzo pubblico, in questa guerra al consumo estremo, viene promosso come contenitore in affitto per cene di persone facoltose e matrimoni, con tanto di tariffe: la Sala del Mappamondo, ad esempio, ospita il rito nuziale in cambio di 5.000 euro (alla faccia di chi non se lo può permettere). Il Santa Maria della Scala è stato per un tempo infinito il luogo della solidarietà, dell’accoglienza, dove i senesi più sfortunati e i viaggiatori sono stati assistiti. Doveva, e poteva, essere il contenitore per attività di formazione e didattica, per artigiani, per scambi culturali, per laboratori e di accoglienza. Uno pseudo ostello è stato marginalizzato in un vicolo abbandonato a se stesso, mentre un complesso architettonico grande il doppio del Beaubourg di Parigi, ha di fatto espulso i senesi. Quando una onlus locale ha chiesto al Comune un patrocinio e, quindi, lo spazio per fare un convegno con luminari della medicina, di livello internazionale, De Mossi ha insistito perché si svolgesse al Santa Maria della Scala, in cambio di 4.500 euro di affitto. La onlus senese a ripiegato all’Università, dove ha finalmente trovato accoglienza. Per non parlare del museo del Palio. Museificare il Palio sarebbe una mano ulteriore di copale: insieme all’esaltazione della corsa (sottovalutando la dimensione socio-culturale) significherebbe lasciare alle Contrade un ruolo da comparse, di mera testimonianza, utile solo a giustificare e alimentare un ulteriore business a loro estraneo. Si dirà: ma questi turisti portano soldi e posti di lavoro. Non è del tutto vero e, comunque, a che prezzo? Se un tour operator esterno gestisce i flussi turistici, i soldi andranno ad alimentare in gran parte capitali e interessi diversi, ma non certo i senesi. La modalità perversa dell’accoglienza porta a togliere il centro storico ai cittadini, espulsi dal “Luogo” e dall’economia.
Convention bureau, Wedding, ruota panoramica, trenino natalizio e tutto il resto sono gli stereotipi che l’amministrazione comunale sta applicando nel nome dell’attualità e della crescita. Del resto, chi fa una guerra per annunciare un esclusivo interesse economico che va a vantaggio di pochi? Abbiamo uno stile di vita che, se valorizzato, avrebbe gli anticorpi rispetto alla deriva consumistica e non “turistica” in atto, mantenendo un modello di accoglienza autentico, vivo, con ristoranti e alberghi che potrebbero essere parte integrante di un’offerta dal volto umano. Un modello alternativo esiste, ma questa Amministrazione continua ad ucciderlo e avremmo, sinceramente, sperato in una vera discontinuità con il passato. Cogliere questo aspetto comporta caricarsi di una responsabilità. Sensibilizzare l’opinione pubblica è l’unica possibilità: c’è un conflitto, cerchiamo di vincerlo con le armi della consapevolezza e delle idee.