Le idee
Stiamo attraversando una transizione tecnologica, dall’evoluzione per certi versi impredicibile, che avrà un impatto sulla crescita economica del nostro territorio e del nostro Paese, ma soprattutto risvolti di ordine sociale e culturale. Come è emerso dai lavori del G7 Industry & Ict, Science e Labour, che si sono svolti a settembre, le istituzioni pubbliche, incluse le Università, avranno un ruolo fondamentale per comprendere le potenzialità e i rischi delle Tecnologie emergenti, per promuoverne una diffusione sostenibile e soprattutto contribuire ad orientarne e governarne lo sviluppo. In un contesto caratterizzato da una molteplicità di attori pubblici e privati, che richiederà di elaborare policy a livello nazionale e internazionale, le città, soprattutto quelle di medie dimensioni, rappresentano un luogo privilegiato per sperimentare i benefici e l’impatto delle nuove tecnologie. I programmi di «Smart Cities and Communities» sono stati oggetto di studio e approfondimenti sia da parte della Commissione europea che del National Science and Technology Council, che ha recentemente proposto un piano strategico federale per gli Stati Uniti. In sintesi si tratta di avvalersi delle tecnologie dell’informazione più avanzate, dalle Scienze dei dati (Data Science) all’Internet delle cose (Internet of Things), dall’intelligenza artificiale alla robotica, per promuovere un approccio integrato che consenta di ridurre i costi, aumentare l’efficienza dei servizi e migliorare la qualità della vita dei cittadini, concentrandosi su pochi aspetti rilevanti: mobilità e sistemi di trasporto, sistemi energetici, assistenza sanitaria a distanza. Per avviare un progetto di successo occorre definire con attenzione gli obiettivi, promuovere ricerca e innovazione, migliorare le infrastrutture rendendole maggiormente sicure e resilienti, facilitare l’integrazione e la collaborazione tra settori trasversali, e soprattutto focalizzarsi su soluzioni che diano prospettive occupazionali e rafforzino la competitività economica dei territori. Torino ha la dimensione giusta e alcune peculiari caratteristiche per essere annoverata tra le città intelligenti (smart) che sapranno trarre il massimo vantaggio dalla sperimentazione delle nuove tecnologie, che stanno emergendo: 1) È una città universitaria con due Atenei di elevata reputazione e quasi centomila studenti, provenienti da tutta Italia e da qualificate sedi estere. 2) Presenta una buona integrazione tra il sistema delle imprese e le strutture di ricerca, non riconducibili alle sole Università, con infrastrutture e laboratori congiunti e consolidati processi di collaborazione e condivisione della conoscenza, promossi e finanziati dalla Commissione europea, dalla Regione Piemonte e dal sistema delle fondazioni. 3) Appartiene a un territorio che da un lato ha consolidato competenze trasversali nei settori emergenti delle Scienze e delle Tecnologie dell’Informazione, dall’altro è nelle condizioni di esercitare un ruolo di leadership nel settore manifatturiero avanzato. 4) Presenta un sistema sanitario di grande qualità, che si avvale delle migliori tecnologie disponibili in ambito clinico, chirurgico e biologico. Per provare ad essere protagonista di questa rivoluzione tecnologica, alla nostra città serve un confronto dialettico, che sappia superare i limiti di un sistema troppo consociativo ed elaborare in tempi brevi una strategia chiara e condivisa e un coordinamento efficace tra i principali attori del territorio, da cui emerga un progetto articolato su poche ed efficaci linee di indirizzo qualificanti: 1) un piano integrato focalizzato su mobilità, sistemi di trasporto, sistemi energetici, monitoraggio ambientale e assistenza sanitaria a distanza, capace di avvalersi dei Centri di Ricerca Interdisciplinari che sono stati costituiti negli Atenei e in ambiti più trasversali (ad esempio la Fondazione Isi). 2) La realizzazione di un Centro di Competenze, nell’ambito del programma nazionale Industria 4.0 che promuova la crescita del territorio in piena sinergia con il sistema delle grandi, medie e piccole imprese. 3) Un costante confronto con le realtà internazionali più virtuose, che ci ponga nelle condizioni di attrarre investimenti strategici nei settori tecnologici avanzati. Soprattutto sarà essenziale costituire una cabina di regia autorevole ed elaborare un progetto che, avvalendosi anche di un piano di formazione continua, sia capace di coinvolgere tutti i cittadini, e di renderli partecipi e protagonisti attivi delle opportunità e dei benefici offerti dai processi di transizione tecnologica. *Rettore del Politecnico di Torino.
La Stampa – MARCO GILLI – 13/12/2017 pg. 1 ed. Nazionale.