TIRARE A CAMPARE (E TIRARE A PERDERE)

centrodestra e regionali

 

Age si quid agis (se fai qualcosa fallo subito), dicevano i latini: è un modo di dire che non è mai appartenuto al centrodestra, quando si è trattato di scegliere un candidato per la presidenza della Toscana. Così anche questa volta, tanto da creare una situazione dadaista, con Eugenio Giani costretto a giocare da solo. Improvvisamente la Lega ha trovato lo sfidante, anzi la sfidante: Susanna Ceccardi. Diciamo la verità: nei tempi del coronavirus questa non era certo la preoccupazione primaria e la scelta di Ceccardi non susciterà reazioni popolari. Ceccardi, gagliarda agit-prop in quel di Cascina e poi in Toscana, dura e pura rappresentante del Salvini arrembante del periodo gialloverde, era il primo nome possibile per la Regione, ma nel frattempo si era sistemata altrove, cioè nel Parlamento Europeo. Sicuro dei successi futuri, all’indomani del trionfo in Umbria, lo stesso segretario della Lega aveva detto: macché Ceccardi, lei sta bene dove sta e largo ai sindaci. Poi succede che, ritiratisi subito dove già stanno i sindaci di Grosseto e di Arezzo, non è apparsa altra possibilità del ritorno alla casella iniziale. Di questi tempi non viene facile, ma a pensarci c’è da sorridere: Giani si è ritrovato a fare il candidato per il centrosinistra in assenza di qualsivoglia concorrente; se toccherà alla Ceccardi, sarà per lo stesso motivo! Non c’è male per giudicare lo stato della politica in Toscana, ma c’è di più. La candidatura di Ceccardi, a questo punto, rischia di apparire come un gioco di rimessa per tutto il centrodestra che in questa regione, per essere veramente competitivo, non può ridursi solo ai temi della sicurezza e dell’immigrazione: le due questioni si cui si è definita la Ceccardi, in qualità di alfiere e clone del leader leghista. È chiaro che dopo l’Emilia non è sufficiente, tanto più mentre cambiano le aspettative (anche quelle politiche) della società italiana, a fronte della tragedia che si sta vivendo. C’è da credere che anche all’interno del centrodestra ci si la consapevolezza che con un’altra Borgonzoni non potranno andare lontano: la Toscana non è l’Emilia, ma in qualcosa si assomigliano. Così appare la realtà ancora una volta: non è solo un problema per chi è abituato a perdere, ma per la democrazia in una Regione che avrebbe anch’essa l’esigenza di conoscere un’alternanza che, in 50 anni, non ha mai conosciuto. Tutto può essere, ma allo stato delle cose Ceccardi può stare abbastanza tranquilla: il rischio di essere obbligata a lasciare il seggio a Strasburgo per una stanza con vista sulla Cupola del Brunelleschi è basso.

 

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