Tav, Grillo parla da ex: “E’ un tradimento”. Ma Toninelli resta

Di Maio conosceva già l’esito e chiede il voto del Parlamento sapendo che i 5S saranno sconfitti: “Resto contrario”

Sembra la fine del mondo. E forse lo è davvero. “Mi hanno tradito”, commenta Beppe Grillo. Così, almeno, riferiscono alcuni ambasciatori sconvolti dalla rabbia del fondatore contro Luigi Di Maio. “Ci ha chiamato traditori e poltronari”. Parla quasi come un “ex”, il comico. Chissà che non lo diventi, nei prossimi mesi. Lo hanno umiliato. Messo ai margini in casa sua. Soffocato col cinismo di chi si nasconde dietro la ragione di Stato. Il delfino di Pomigliano ha sempre risposto con un’alzata di spalle, “Beppe, ma che possiamo fare?”. Non hanno fatto nulla. E adesso è furia. Scheggia impazzita.

È una serata di passioni e dolori. “Che giornata di merda, che sconfitta durissima”, si tormenta il senatore Emanuele Dessì. Ma c’è un uomo che riesce a sorprendere anche quando tutto sembra possibile, in questa ecatombe della storia grillina. Si chiama Danilo Toninelli. Da ministro ha giurato, spergiurato che avrebbe messo il proprio corpo fra l’Italia e la Tav. Cinque minuti dopo il via libera del premier, fa trapelare: “Resto al mio posto. Conte ha riconosciuto che i tre miliardi risparmiati sono anche grazie al lavoro del ministero. Li useremo per opere utili”. Eppure, per un giorno intero non si parla altro che delle sue dimissioni. Sconcertato dal suo resistere, Matteo Salvini consegna ai suoi un concetto: “Dovrebbe lasciare, se non altro per dignità”. Non è detto che resista a questo disastro, in effetti.

Quanti grillini si spiaccicano in queste ore sul cinismo del capo. Uno passionale come il senatore Alberto Airola, piemontese, attivista, non si dà pace. “Sulla Tav ho mandato un sms a Grillo. Gli ho detto “Beppe, si avvicina l’ora X, dimmi tu cosa fare”. La risposta? Non c’è stata, era il suo compleanno. Ora sono affranto”.

Il vicepremier 5S non batte ciglio. Da mesi aveva deciso di mollare al proprio destino gli attivisti No-Tav, piemontesi cresciuti nel mito della battaglia contro la Torino-Lione. “Si farà, dopo le Europee si farà”, andava confidando. Adesso che non c’è più nulla da salvare, che il cedimento più mortificante è consumato, al Movimento resta soltanto la “dottrina Di Maio”, buona neanche per sedare le proteste di Beppe Grillo. “Rispetto Conte, ma resta un’opera dannosa e un regalo a Macron. Adesso si esprima il Parlamento. E in Aula vedremo chi è d’accordo con Renzi e Berlusconi”. I capigruppo 5S D’Uva e Patuanelli ascolteranno le comunicazioni del presidente del Consiglio e presenteranno la loro risoluzione. Poco più di un proclama vuoto, perché gli altri gruppi voteranno comunque a favore: “Vedremo chi sceglierà di avere coraggio. La posizione del Movimento non cambia. Il nostro No a un’opera che rischierebbe di nascere già vecchia è deciso”.

Grillo, come detto, non fa neanche finta di crederci. Già gli avevano ammazzato la regola del doppio mandato, poche ore prima, costringendolo a cantare sulle note di Julio Iglesias “il mandato ora è in corso è il primo di un lungo viaggio/ ma di andarmene a casa non ho proprio il coraggio…”. Adesso gli mettono in mano la paletta di capotreno della Tav. Badando solo a non rovinargli il compleanno.

E già, perché domenica 21 luglio si è sfiorato anche questo incidente. Il fondatore compie 71 anni, mentre Giuseppe Conte comunica allo staff: “Oggi intervengo per dire agli italiani che la Tav si farà”. “Presidente, è sicuro?”, domanda un consigliere pietoso, ricordandogli la ricorrenza: “Oggi Beppe compie gli anni, forse sarebbe meglio…”. Rimandano, ma soltanto di due giorni. E adesso “Beppe” parla come un ex.

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