Storie di Salò, il padre del violino e la repubblica del Duce.

di Antonio Carioti

Ci sono opere d’arte, codici miniati medievali, preziosi strumenti del liutaio Gasparo da Salò (considerato l’inventore del violino), antichi macchinari scientifici e preparati anatomici del famoso chirurgo Giovan Battista Rini nel nuovo Museo di Salò (MuSa), allestito dall’architetto Giovanni Tortelli con la curatela della professoressa Monica Ibsen, che apre oggi al pubblico nella cittadina sul lago di Garda in provincia di Brescia.
«Gli oltre 4.000 metri quadrati del MuSa radunano tutte le collezioni storiche della città, dalla liuteria di Gasparo da Salò alla civica raccolta del disegno, che si presentano al pubblico come tanti piccoli musei visitabili autonomamente», nota lo storico Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione Opera pia Carità laicale, a cui il Comune ha affidato le cure del museo.
Non poteva mancare, all’ultimo piano, uno spazio dedicato all’incarnazione finale del fascismo: la Repubblica sociale italiana (Rsi), detta comunemente repubblica di Salò perché dalla città in riva al Garda giungevano i comunicati ufficiali delle autorità fiancheggiatrici degli occupanti tedeschi.
Il presidente del Centro studi sulla Rsi, Roberto Chiarini, ha preparato un allestimento con postazioni multimediali nelle quali gli eventi del periodo resistenziale sono raccontati da un duplice punto di vista. Sono la voce di un giovane partigiano e quella di un suo coetaneo repubblichino (nella finzione due fratelli) che accompagnano il visitatore in cinque tappe: la scelta tra le due parti in conflitto; la vita quotidiana; la guerra civile; i bombardamenti; l’epilogo dell’aprile 1945.
La sede del MuSa, voluto fortemente dal sindaco di Salò Giampiero Cipani, si trova nel complesso di Santa Giustina, in origine un collegio dei padri Somaschi. «Questo nuovo centro — sottolinea Guerri — s’inserisce da subito nell’associazione Garda Musei, in fase di definizione statutaria, che mira a creare un circuito integrato tra le strutture turistico-culturali della zona. L’obiettivo è estendere il modello del Vittoriale degli italiani, un museo in attivo che genera risorse invece di assorbirne».