Sos albergatori: “Il decreto Turismo ci tolga i contributi sul lavoro o il comparto muore”

ROMA. Ha in mano i dati sul collasso del turismo nelle città d’arte (-34 milioni di presenze, 7 miliardi di perdite con Venezia, Roma e Firenze in ginocchio) Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, l’associazione degli albergatori italiani. Il crollo dei visitatori stranieri non è stato compensato dal turismo interno: alle città d’arte gli italiani hanno preferito mete balneari e borghi.

Sos albergatori: “Il decreto Turismo ci tolga i contributi sul lavoro o il comparto muore”

Quali sono gli effetti sul sistema Paese della fortissima contrazione delle presenze turistiche?

«Le città d’arte sono le destinazioni più colpite dalla pandemia perché vivono o hanno vissuto quasi esclusivamente di turismo straniero, soprattutto statunitense. Oggi scontiamo l’impossibilità degli americani di venire in Europa».

Cosa occorre fare?
«Serve urgentemente un intervento del governo. Aspettiamo in settimana il decreto Turismo. All’esecutivo abbiamo presentato le esigenze del settore e confidiamo che le nostre richieste non cadano nel vuoto oppure migliaia di imprese sono condannate a morte».

Sos albergatori: “Il decreto Turismo ci tolga i contributi sul lavoro o il comparto muore”

Quali richieste avete rivolto al governo per il dl Turismo?

«Siamo partiti dal presupposto che finora sono stati aiutati tutti i settori e noi albergatori no. Eppure il nostro comparto è il più colpito dai devastanti effetti economici della pandemia e bisogna tenere in considerazione che alcuni settori aiutati in precedenza stanno uscendo dall’emergenza. Noi, invece, non vediamo ancora la luce in fondo al tunnel».

Può farci un esempio?
«Le città d’arte sono in ginocchio. A Firenze negli hotel a luglio c’è stato un tasso di occupazione delle camere del 20% ed è aperto solo il 40% degli alberghi. Da qui a settembre nulla lascia presagire un miglioramento anche minimo della situazione, quindi se a settembre ad essere aperti saranno l’80% degli hotel la percentuale di stanze occupate scenderà al 10%».

Sos albergatori: “Il decreto Turismo ci tolga i contributi sul lavoro o il comparto muore”

Quali provvedimenti vi aspettate dal Consiglio dei ministri?

«Per noi sono  indispensabili in particolare due misure. Innanzi tutto la proroga della cassa integrazione perché molte aziende non sono in grado di ripartire. La seconda misura necessaria al nostro comparto in crisi nera è la decontribuzione del costo dei dipendenti».Perché?
«In questo quadro generale le aziende che hanno riaperto hanno costi certi e ricavi incerti. Hanno fatto rientrare dalla cassa integrazione i loro dipendenti, ma è indispensabile che il governa tolga i contributi sul costo del lavoro. Per chi riapre e gli va male, almeno ci aspettiamo un decontribuzione su ciò che spendiamo per gli stipendi del personale. Per lo Stato è comunque un saldo positivo perché la cassa integrazione costa molto più che togliere i contributi sul lavoro. Non si può trattare allo stesso modo chi resta chiuso e chi sta aperto».

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Lei ha riaperto i suoi hotel nelle città d’arte?
«A Roma il Bernini è ancora chiuso. A Firenze, contro il parere del mio direttore finanziario, ho riaperto Villa Medici e anche lì devo fare i conti con il dato molto negativo del 18% di camere occupate. Ma se rimaniamo tutti chiusi, le città non ripartono. Chi ha la possibilità di provare a riprendere l’attività occorre che lo faccia».

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