Le domande
di Stefania Di Lellis
Francesca M.
«Sì, il Covid-19 è il tipo di epidemia per cui avevo lanciato l’allarme. È la prima con dimensioni globali dopo l’uscita del mio libro, ma non è l’ultima zoonosi (malattia infettiva degli animali trasmissibile agli uomini, ndr ) con la capacità di diventare una pandemia.
Dobbiamo aspettarcene altre e per questo dobbiamo prepararci meglio perché il prossimo spillover (letteramente “travaso”, il passaggio di un virus da un animale all’uomo, ndr ) non diventi un’altra “Big One globale”, un’altra pandemia».
Perché questa epidemia è scoppiata ora? Abbiamo fatto noi uomini qualcosa di sbagliato?
Ludovico R.S.
«Tutto è iniziato come una piccola cosa, dopo che il virus è passato dai pipistrelli agli umani. È cominciato perché c’è un contatto distruttivo tra gli umani e la natura. Si tratta di qualcosa che accade non solo in Cina, ma in tutto il mondo. In Cina però stavolta siamo stati particolarmente sfortunati. Il virus giunto a noi dai pipistrelli era particolarmente versatile, capace di replicarsi negli umani e di passare facilmente da una persona all’altra. Non eravamo preparati per questo. In realtà gli scienziati sapevano che sarebbe potuto accadere, ma i politici si sono rifiutati di spendere denaro per prepararsi all’occorrenza. Così ora abbiamo un disastro globale».
Anche il virus Ebola forse è passato dai pipistrelli a noi. Non sarebbe più sicuro farli tutti fuori o evitare almeno ogni contatto con questi animali?
Gianandrea d’A.
«Sì, molti nuovi virus che causano epidemie negli umani arrivano dai pipistrelli. Un virus simile a questo probabilmente era tra loro da migliaia di anni, ma l’evoluzione aveva reso possibile che non si ammalassero. La soluzione non è uccidere i pipistrelli. Ne abbiamo bisogno nei nostri ecosistemi. La soluzione è lasciarli in pace».
Molti leader che non credono nel cambiamento climatico sono proprio quelli che hanno esitato ad agire per bloccare i contagi nei propri paesi. Accusano di falsità ed esagerazioni gli scienziati. Che ne pensa degli “scettici” del Covid-19?
Benedetta A.
«La diffidenza verso la scienza e l’impazienza di negarla per credere in qualunque cosa faccia meglio il gioco dei pregiudizi politici ed economici di un leader o di un partito riducono le nostre chances di combattere il Climate Change così come il Covid-19. Coronavirus e cambiamento climatico in fondo hanno le stesse cause: le dimensioni della popolazione umana e l’insaziabile fame dei nostri consumi».
Diversi leader pensano che la migliore strategia contro il Covid-19 sia l’”immunità di gregge”, lasciare cioè che il virus passi attraverso l’intera popolazione. Che ne pensa?
Roberto B.
«L’immunità di gregge si può ottenere solo dopo che un gran numero di persone si è ammalato e molte di queste persone sono morte. È il principio della sopravvivenza dei più forti, puro darwinismo applicato senza pietà né immaginazione alle vite umane. Io amo Darwin. Il virus è guidato da imperativi darwiniani dell’evoluzione, ma noi siamo creature complesse e intelligenti con una flessibilità di comportamenti ben oltre le nostre possibilità evolutive. Dobbiamo usare quella capacità per abbassare il bilancio delle vittime e proteggere le persone che il virus potrebbe uccidere».
Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha detto che la foresta amazzonica appartiene al Brasile e non al mondo. Ma l’Amazzonia potrebbe essere il posto dove avverrà il prossimo “spillover”, minacciando il mondo. Pensa che dopo il Covid-19 la gente e i leader del mondo cambieranno il loro atteggiamento?
Daniele P.
«È vero che la grande biodiversità della foresta amazzonica comporta anche una grande abbondanza di virus che coesistono pacificamente con animali selvatici e altre creature.
Poche delle malattie virali degli ultimi 60 anni sono arrivate dall’Amazzonia, ma io penso che sia inevitabile che accada. Quando succederà il presidente Bolsonaro sarà pronto ad ammettere la proprietà del nuovo virus dell’Amazzonia? E a pagare i danni a tutte le persone del mondo che ne potranno essere danneggiate?».
In Italia molte persone sono morte e stanno morendo, sembra più che in altri Paesi. Perché il Covid 19 ci colpisce di più?
Michela T.
«Cara, cara Italia! Mi sono posto la stessa domanda. Il virus è arrivato in punta di piedi in Lombardia e si è diffuso in silenzio, molto prima che ci si accorgesse della sua presenza. Poi c’è stata una risposta governativa non esattamente ideale e poi rapidamente il sistema e il personale sanitari sono stati travolti. Ma le dinamiche sono ancora da studiare».
Un vaccino servirà, o visto che il Covid 19 è una malattia arrivata a noi dagli animali, non avrà alcuna utilità?
Maura G.
«Il vaccino sarà molto utile anche se stiamo parlando di una zoonosi. Se il virus uscirà fuori ancora dai pipistrelli ma molte persone saranno state vaccinate, allora probabilmente il contagio non si diffonderà. Quelli che si ammaleranno perché non vaccinati potranno essere isolati e curati e l’epidemia si fermerà».
C’è una lezione che possiamo apprendere dal Covid 19 per cercare di evitare altre pandemie?
Gabriele G.
«Sì, almeno due. Prima lezione, piccola e facile: lasciamo in pace e lontani da noi i pipistrelli. Seconda lezione, più difficile: dobbiamo ridurre la distruzione del mondo naturale e questo significa ridurre la crescita della popolazione mondiale e ridurre il ritmo dei nostri consumi».
Lei ha scritto “Spillover” nel 2012. Come sapeva in anticipo che una pandemia come questa sarebbe arrivata? E che cosa sta per scrivere ora? Giusto per sapere in anticipo di cosa ci dobbiamo preoccupare… Stefania D.
«Ho previsto in Spillover quanto sta accadendo ora non perché io sia un veggente, ma perché ho ascoltato con attenzione quello che dicevano alcuni ottimi scienziati.
Vedevano chiaramente le probabilità che tanti fattori combinati potessero causare questo disastro. Di cosa scriverò ora? Di coronavirus probabilmente. Ci sono tanti elementi scientifici da analizzare, misteri da spiegare. Per esempio: che cosa è accaduto in Italia?».