Ritratto di un Paese cattivo

di Natalia Aspesi
Ma come è potuto succedere così velocemente? Perché eravamo un Paese quasi normale, col bello e il brutto, e in un paio d’anni siamo diventati un popolo con tutta la ferocia che si vuole dare adesso a questa definizione?
L’assalto di insetti sconosciuti, lo scioglimento dei ghiacciai, il mago Merlino redivivo, l’invasione degli ultracorpi come nell’omonimo spaventosissimo film di Don Siegel del 1956? Tutte le risposte fino ad ora non sono convincenti: si vorrebbe che per dare un senso a questa deriva, a questa mutazione forse genetica, forse negromantica, forse diabolica, quel che resta degli intelligentoni, dei professoroni, insomma delle stimabili persone ancora in grado di ragionare, organizzassero un convegno il più possibile scientifico allo scopo di trovare una risposta e una soluzione; ammesso che un tale consesso non in mutande da bagno e senza bambini al di sotto dei 30 anni, non possa essere considerato ‘una nuova fattispecie delittuosa’ da Sicurezza bis e quindi subito sciolto a manganellate. Di manganellate già ne riceviamo da togliere il fiato, più volte al dì: e ogni volta ci indigniamo, ci spaventiamo, gridiamo contro, auspichiamo interventi divini non potendo più contare su quelli umani. Visto che non si sa da che parte cominciare a frenare questo Paese in picchiata, né noi popolino stancamente democratico, né quelli che sarebbero stati votati per farlo ma non ne hanno il tempo perché devono sistemare cose loro più urgenti. È la velocità del disastro che spaventa noi sempliciotti che nulla sappiamo né abbiamo doni profetici come i signori e le signore dei talk show. Stiamo lì a lamentarci per l’ennesima porcata e ormai temiamo che ne arriverà subito un’altra e un’altra ancora, imprevedibile nella sua iniquità.
Su Facebook di cui nulla so e non so gestire, ricevo quasi esclusivamente post che potremmo definire di sinistra, o meglio contro ogni parola o azione, sempre riprovevoli, di chi al famoso popolo piace moltissimo. Tutti soverchiati da più sensate ricette alla besciamella, purtroppo pessime, foto di gattini o di luoghi stupendissimi dove c’è chi passa le vacanze, e anche di abiti tutti uguali a basso prezzo, e dialoghi in greco antico e ricordi di concerti per oboe indimenticabili e di inimitabili film anni ’70. Però riesce a farsi strada il dibattito politico, vuoi sarcastico vuoi dolente, tutto contro Salvini, Di Maio, Meloni, Berlusconi: poi sempre da sinistra, contro Zingaretti, Renzi e chiunque osi aprir bocca o post per affrontare la continua apocalisse.
Insomma o sei da una parte o NON sei dall’altra. Ci sono delle accanite antidestra che arrivano a criticare Moro perché ‘nessuno va in spiaggia vestito’, ma c’è anche per fortuna chi riporta bellissime dichiarazioni democratiche: però di grandi leader del passato e ormai del tutto straniere. Ma i post antigovernativi, roba facile dato i suoi protagonisti, o cattivi o incapaci, non servono a nulla, soprattutto perché ognuno si lamenta per sé dimenticando l’antica bizzarria dell’unione che fa la forza; ma anche perché pur raffinatissimi martellatori di sghignazzi, troppi si sono lasciati contagiare dalle parolacce e dall’insulto, quando la buona creanza e il pensiero non ridotto a invettiva poteva essere almeno un’ultima spiaggia. Certo c’è ancora qualche innocente che vorrebbe sapere cosa mai hanno fatto di terribile questi immigrati da adesso condannati a morte e i loro ormai impossibili salvatori condannati alla miseria, visto che almeno negli ultimi mesi, fanciulli mascalzoni, maschiacci (e qualche signora nervosa) uxoricidi, imbroglioni e lestofanti, spacciatori, ubriachi e drogati che spiaccicano o sono spiaccicati in auto o assassinano carabinieri, o buttano cassonetti sulla testa di ragazzini, insomma tutti i protagonisti della cronaca nera, sono italiani o comunque bianchi (tranne i tre marocchini italianizzati di scorta agli assassini allo spray della discoteca di Corinaldo). Anche nel delinquere, prima gli italiani! Ormai si prevedono disastri sempre più irrimediabili, e cominciamo ad essere rassegnati, noi che possiamo solo subire: il pensiero che conforta allora è: prima ci autosotterriamo prima ritorneremo alla luce. 20 anni, 30? Vedremo. Il tempo adesso a noi pare scaduto, qualunque sia l’iniziativa, governo horror che continua, governo che cade nell’horror, non tormentateci più. Ci dedicheremo alla caccia alle farfalle, alla rilettura del Manzoni, allo Judo, alle ricette senza besciamella, all’esperanto, ci iscriveremo al gruppo terrapiatta o a quello forse più attuale che sostiene l’estinzione del genere umano. Basta non vedere più la faccia demoniaca del nostro secondo figlio della povera Maria Vergine che chissà come è pentita di quel peccato. Dimenticare. Aspettare.
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