Siena, il capo dei vigili stalkere l’agente dei servizi segreti

Lui e la moglie inviavano sms all’ex amante da un numero anonimo

di Antonella Mollica

Siena Il comandante della polizia municipale di Siena ha scelto la strada del silenzio davanti al gip. Non una parola per respingere l’accusa di essere lo stalker che ha spiato e perseguitato per mesi l’ex amante e tutta la sua famiglia. «Vogliamo prima leggere tutti gli atti che sono particolarmente voluminosi» ha detto il suo avvocato Lorenzo De Martino uscendo dal tribunale.

La pm Valentina Magnini aveva chiesto per il comandante Cesare Rinaldi, 53 anni, gli arresti domiciliari ma il gip — un’altra donna — Roberta Malvasi ha deciso per la misura interdittiva per un anno e per il divieto di avvicinamento (almeno 300 metri di distanza) alle vittime.

Nell’inchiesta dei carabinieri del nucleo investigativo dell’Arma di Siena e della Procura guidata da Salvatore Vitello non c’è solo la storia di un uomo che tormenta la donna che non vuole più saperne di lui ma c’è anche il racconto di un intreccio di ossessioni. Lui che assedia lei (e tutta la sua famiglia: compagno, figlio, fidanzata del figlio, suoceri) con telefonate continue, messaggi e lettere anonime, la moglie di lui che diventa stalker per amore del marito. Tutto inizia con una storia clandestina tra Rinaldi e una donna quarantenne, impiegata in un’istituzione cittadina. Quando lei decide di chiudere quella storia lui non si rassegna all’abbandono. Da quel momento è un’escalation di follia.

Sul telefono della donna verranno registrate oltre 150 chiamate da novembre a maggio, tra squilli e messaggi in cui si minaccia di divulgare ad amici e parenti video e foto hard della donna. Anche il compagno della donna e il figlio vengono bersagliati da centinaia di chiamate. «Vergognati di avere una madre che cambia uomini in continuazione», scrive l’anonimo al ragazzo. «Fai più sesso con lei altrimenti lei andrà con altri», la telefonata anonima con voce femminile che arriva al compagno in ufficio.

Le indagini dei carabinieri accerteranno che il comandante dei vigili ha una complice inattesa: la moglie, Cristina Casini, 53 anni, vigilessa, anche lei adesso sospesa insieme al marito per un anno dal lavoro. La donna, secondo l’accusa, avrebbe controllato i movimenti dell’amante del marito, arrivando addirittura a sospenderle il permesso di accesso in centro in modo da controllare gli spostamenti. E sempre lei avrebbe chiesto a una dipendente del Comune di controllare all’anagrafe indirizzi e stato di famiglia dell’amante.

Ma la moglie del comandante, emergerà dalle indagini, non è stata l’unica ad aiutarlo. Nei guai finiscono tre carabinieri, due poliziotti e addirittura un agente dei servizi segreti che avrebbe fornito a Rinaldi il telefono cellulare anonimo con una sim intestata a un’ignara studentessa americana, passata probabilmente da un money transfer pakistano. I tre carabinieri sono accusati di essere entrati nella banca dati riservata alle forze dell’ordine per trovare i numeri di telefono di tutta la famiglia della donna. «Indagini da fonte confidenziale» era la giustificazione con cui i militari interrogavano il sistema per avere informazioni riservate che servivano poi al comandante. A maggio la donna, stremata da mesi e mesi di molestie, presenta una denuncia. Iniziano così le indagini che porteranno a chiudere il cerchio intorno al nome di un insospettabile. A luglio scattano le perquisizioni al comando dei vigili, poi una settimana fa l’interdizione del gip.

(ha collaborato Aldo Tani)

 

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